Il caso

Mucche del sindaco, l'allevatore rinuncia a ricorrere in Cassazione

Siamo forse giunti all'epilogo di una vicenda iniziata nel 2019 a Cassano d'Adda, legata a una quarantina di capi di bestiame sequestrati a un'azienda agricola di Groppello.

Mucche del sindaco, l'allevatore rinuncia a ricorrere in Cassazione
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Corrado Limentani, il legale che difende Bruno Motta, l'allevatore di Cassano d'Adda al quale nel  2019 la Procura aveva sequestrato 38 bovini perché giudicati in precarie condizioni di salute e denutriti, ha deciso di non ricorrere in Cassazione. La mandria potrà quindi a breve essere prelevata dal nuovo proprietario.

Niente ricorso in Cassazione per le mucche del sindaco di Cassano d'Adda

Dopo che qualche settimana fa il Tribunale del riesame aveva respinto l'istanza di dissequestro, al legale di Bruno Motta, l'allevatore groppellese al quale la Procura nel 2019 ha sottratto la mandria di mucche, era rimasto soltanto il ricorso in Cassazione. Ma dopo una settimana di tempo il legale e l'assistito hanno deciso di desistere. Non si entrerà quindi più nel merito della procedura che nel 2019, a seguito del verbale dei Nas (i Carabinieri del nucleo antisofistificazione) e  dei veterinari di Ats, portò al sequestro della mandria di 38 fra manzi, mucche e vitellini, rimasta fino a oggi nella stalla dell'allevatore a Groppello d'Adda.

Le mucche verranno presto prelevate

Una volta che la decisione del Tribunale del riesame passerà in giudicato, e scadranno quindi i termini formali per il ricorso, l'allevatore di Fara di Gera d'Adda che a novembre si era aggiudicato la mandria sequestrata presentando un'offerta di undicimila euro in Comune (il sindaco Roberto Maviglia dal momento del sequestro è stato nominato custode giudiziario della mandria), potrà presentarsi nella stalla di Motta e prelevare i capi. Non potrà però acquisire anche i vitellini che nel frattempo sono nati, perché al momento del provvedimento di sequestro non c'erano. Motta potrà quindi continuare l'attività, seppure in forma ridotta, visto che si troverebbe con una mandria decisamente più ridotta.

Ma gli ambientalisti non si arrendono

La decisione del Tribunale ha lasciato amareggiati gli ambientalisti e in particolare i membri di Meta, il Movimento etico tutela animali ambiente, e in particolare della presidente della sezione milanese Stefania Caiafa. Nei mesi scorsi si era infatti spesa parecchio per la vicenda, tessendo legami, tramite il legale del sodalizio, con Procura e Comune affinché le mucche fossero prese in gestione dall'associazione e portate in un rifugio nel quale sarebbero rimaste fino alla fine della loro vita, ovvero senza dover essere necessariamente macellate. Ma a quanto pare gli sforzi sono stati vani. Anche se la stessa Caiafa ha annunciato che non demorderà facilmente e quindi presto la vicenda potrebbe avere ulteriori sviluppi. In passato aveva infatti detto che non avrebbe esitato a incatenarsi pur di salvare la mandria dal macello.

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