"I vaccini? Facciamoli al Live di Trezzo"
Anche altre discoteche hanno dato la propria disponibilità
Perché non utilizzare gli spazi delle discoteche, chiuse a causa della pandemia ormai da un anno, come presidi dove somministrare il vaccino anti-Covid? È questa l’ultima proposta, in ordine di tempo, avanzata dagli operatori del settore artistico e musicale, fra i più colpiti dalle restrizioni governative ancora in atto. E a queste si è aggiunta anche una delle più famose discoteche (se non la più famosa) dell'Adda Martesana, il Live di Trezzo.
I vaccini? In discoteca
La proposta viene da Fulvio De Rosa, direttore del Live Music Club di Trezzo e consigliere di Assomusica, l’associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica dal vivo più grande d’Italia
Da sempre i Club non sono soltanto luoghi dove poter imparare una certa cultura musicale o conoscere gli artisti, ma anche presidi territoriali importantissimi per il tessuto sociale del Paese. Il mio locale è chiuso dal 23 febbraio 2020 e realisticamente parlando non credo che riapriremo prima dell’autunno prossimo. Non vogliamo fare polemica, ci rendiamo conto della situazione, ma d’altra parte non siamo neanche abituati a stare con le mani in mano. Abbiamo guardato a quello che succede all’estero e abbiamo scoperto che in Inghilterra hanno già trasformato questa proposta in realtà: sono già tantissime le persone che hanno ricevuto il vaccino all’interno di un Club.
Non mancano gli aspetti positivi
In effetti, a guardarla bene, gli aspetti positivi non mancano di certo. De Rosa, infatti, ha sottolineato come le discoteche e i club siano molto abituati a gestire folle di persone facendo rispettare le norme di sicurezza. E dunque anche accogliere le persone in attesa del vaccino non dovrebbe essere un grosso problema.
Noi promoter abbiamo già le competenze per poter gestire grandi flussi di persone in sicurezza e sappiamo come relazionarci con i presidi sanitari che normalmente forniscono il primo soccorso a chi sta male ai concerti o ad altri eventi del genere. Potremmo essere i mediatori ideali fra servizio sanitario e popolazione. Combattere il Covid all’interno di un luogo conosciuto e confortevole come una pista da ballo o un locale che normalmente si frequenta tutto l’anno credo possa essere un ottimo invito a vaccinarsi, soprattutto fra i più giovani. Fra vent’anni potremmo raccontare alle nuove generazioni di come abbiamo superato una pandemia globale ricevendo una semplice iniezione con i Pink Floyd in sottofondo.
L'idea sul tavolo di Arcuri
L’idea, frutto del continuo confronto fra i tanti operatori del settore, fra cui anche l’associazione «Bauli in piazza», è arrivata persino sul tavolo del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19 Domenico Arcuri.
Anche altri disponibili
L'idea sta accomunando molti locali del territori. Nella Bergamasca, ad esempio, sono per ora nove i club destinati al divertimento che hanno annunciato di essere pronti a essere momentaneamente riconvertiti in hotspot vaccinali. Si tratta del Capogiro di Curno, il Bobadilla di Dalmine, il Setai di Orio, il Vibe di Treviolo (Curnasco per la precisione), il Vog di Seriate, il Nikita Costez di Grumello del Monte, il Decibel di Chignolo d’Isola, il Cascina Due Torri di Stezzano e l’Amadeus di Urgnano.