Verti, niente intesa sui 325 esuberi: il rischio del licenziamento collettivo e le proposte dell'azienda
Lavoratori e sindacati rifiutano il piano di ristrutturazione. La replica della compagnia assicurativa con sede a Cologno Monzese: "Massimo impegno per ridurre al minimo l'impatto sociale".
Verti, niente intesa sui 325 esuberi: il rischio del licenziamento collettivo e le proposte dell'azienda. Lavoratori e sindacati rifiutano il piano di ristrutturazione. La replica della compagnia assicurativa con sede a Cologno Monzese: "Massimo impegno per ridurre al minimo l'impatto sociale".
Nessuna intesa per la vertenza Verti, l'affondo di lavoratori e sindacati
A prescindere da un possibile accordo con le sigle dei lavoratori (che non c'è al momento e che sembra ormai molto difficile che ci sarà), non è escluso che in caso di permanenza degli esuberi l’azienda possa procedere con il licenziamento collettivo. Sono giorni molto difficili per i dipendenti di Verti, la compagnia assicurativa online con sede in via Volta, che a novembre aveva annunciato un corposo e pesante piano di riorganizzazione interna che prevede praticamente lo smantellamento dell’intero reparto del contact center. Di fatto, nell’intenzione del gruppo spagnolo Mapfre c’è la volontà di ridurre della metà l’attuale forza lavoro, che conta poco più di seicento persone. Di queste, molte vivono in Martesana, con un età media di 45 anni.
"In sostanza Verti, assumendosi una grave responsabilità con un atteggiamento rigido e miope, ha reso del tutto inutile l’opportunità di un’intesa, dichiarando che, a prescindere o meno da un accordo, alle lavoratrici e lavoratori verranno comunque fatte le offerte di uscita incentivata o la ricollocazione in altre aziende fornitrici emerse sul tavolo negoziale, non escludendo di ricorrere alla Legge 223 - hanno detto senza giri di parole le segreterie nazionali di Fisac Cgil, First Cisl, Fna, Snfia e Uilca - Su queste basi nessuna intesa è possibile, pertanto continueremo a sostenere la lotta dei dipendenti di Verti, facendo sentire forte la nostra voce presso la clientela, le istituzioni e il mondo politico".
Per i sindacati, il piano del marchio che prevede il taglio di 325 posti non ha senso: sono stati organizzati recentemente due scioperi, uno a Cologno l'altro sotto le finestre di Palazzo Lombardia, oltre a un intervento con gli striscioni in Consiglio comunale. "Complessivamente le compagnie dirette funzionano, non si rilevano problemi del settore - hanno proseguito - Esistono semmai scelte industriali sbagliate e poco lungimiranti, per le quali non devono certo pagare i dipendenti e le loro famiglie".
A nulla è valso un recente incontro tra le parti voluto da Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici. La spada di Damocle dei licenziamenti collettivi rimane.
L'azienda: "Vogliamo ridurre al minimo l'impatto sociale"
Da parte sua, Verti ha rimarcato come il piano di razionalizzazione sia indispensabile per continuare a investire in Italia.
"Esprimiamo il nostro rammarico per non aver trovato l’accordo con le Rsa e con le rappresentanze sindacali nazionali dopo quattro mesi di confronto, rendendo vano il lavoro per arrivare all’adozione di misure condivise di gestione delle eccedenze di personale - hanno sottolineato dalla compagnia assicurativa online - Come sempre sottolineato durante i diversi incontri che si sono susseguiti, l’obiettivo di Verti è di limitare al minimo l’impatto sociale di questa importante ristrutturazione aziendale, che consentirà alla compagnia di continuare a investire sul mercato italiano".
Gli incentivi economici proposti da Verti
Permanendo la pianificata riorganizzazione e le eccedenze di personale, Verti ha messo a disposizione dei dipendenti un piano di incentivazione economica all’esodo su base volontaria per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, "articolato in diverse misure che vanno dall’incentivo puramente economico con una media di 28 mensilità fino a un massimo di 33, all’incentivo alla ricollocazione presso altre aziende e all’accompagnamento all’outplacement con il supporto di una primaria società del settore - hanno proseguito dalla società - L’auspicio è di trovare nel più breve tempo possibile la massima adesione da parte dei lavoratori".
"Il piano di riorganizzazione ha ragioni strutturali"
Replicando ai sindacati che avevano parlato di una razionalizzazione non comprovata dai numeri, Verti ha sottolineato come rivedere il modello organizzativo e di business di Verti abbia ragioni strutturali.
"La compagnia ha bisogno di adeguarsi per affrontare l’evoluzione del mercato, sempre più dinamico e competitivo, e per garantire una crescita futura sostenibile - hanno proseguito dal marchio - In concreto si rende necessario: innovare l'organizzazione, aumentando il ricorso a strumenti tecnologici in grado di offrire la più efficiente e meno costosa assistenza al cliente; proseguire e accelerare i processi di automazione e digitalizzazione; esternalizzare le attività la cui gestione in-house da parte della compagnia non è più sostenibile. Il mercato della vendita diretta vede un calo sensibile dei prezzi dei prodotti (-24% la variazione del premio medio delle Rc negli ultimi 7 anni, confrontando i dati del 2021 con quelli del 2014, dati Ivass), un drastico taglio dei costi fissi di gestione, ottenuto mediante l’adozione di modelli organizzativi più flessibili, e l’utilizzo delle tecnologie disponibili. Questa riorganizzazione permetterà quindi a Verti di mirare a quell’efficientamento capace di salvaguardarne la competitività e, in prospettiva, creare le condizioni idonee per continuare con la crescita del business".