Anche dalla politica di Cologno il sostegno alla lotta dei lavoratori Siae
Csd ha anche elogiato l'attività dell'attuale Amministrazione, puntando il dito contro l'ex sindaco Angelo Rocchi e su come aveva gestito la situazione nel 2015

La lotta dei dipendenti della Siae Microelettronica di Cologno Monzese va avanti ormai da tempo. Dopo gli incontri e i tavoli, nella giornata di oggi i dipendenti hanno ottenuto l'appoggio e il sostegno anche di una delle compagini politiche alla guida della città: Cologno Solidale e Democratica.
L'appoggio ai lavoratori
"Cologno Solidale e Democratica esprime la più ampia solidarietà ai lavoratori che lottano per difendere il posto di lavoro. Questa vicenda spiega in modo chiaro l’esito di una politica industriale fallimentare che scarica sui dipendenti il costo maggiore delle proprie scelte". Questo quanto si legge nel comunicato diffuso da Csd nella giornata di oggi, sabato 16 dicembre 2023.
La lista di centrosinistra ha ricostruito anche il passato di un'azienda che è sempre stata per la città un punto di riferimento in termini di occupazione e di ruolo nel tessuto lavorativo e sociale colognese.
Parliamo della seconda azienda di Cologno per dimensioni e numero di dipendenti (oltre 1.000 persone). Un’azienda storica che negli anni ha saputo diversificare i propri asset produttivi, utilizzando professionalità e competenze specifiche del personale nei settori della ricerca e dell’innovazione proponendosi come azienda leader che opera nel settore strategico delle telecomunicazioni (in particolare ponti radio e fibra ottica) e che attualmente vanta commesse e ordini in Italia e all’estero.
La battaglia dei sindacati
Nel proprio comunicato Csd ha ripreso e appoggiato in toto la posizione avanzata dai sindacati che stanno conducendo la protesta per evitare tagli drastici nel personale:
Negli scorsi anni la Siae, come hanno denunciato anche i sindacati in occasione dello sciopero, “ha ottenuto decine di milioni di euro di finanziamenti pubblici, dalla Regione, dei quali è rimasto solo uno scheletro di cemento armato". La proprietà aziendale non ha rispettato gli impegni presi e oggi presenta un piano industriale che sembra più un piano di ristrutturazione con 140 esuberi potenziali.
CSD sostiene le iniziative dei lavoratori impegnati in una dura lotta che non è solo difesa del posto di lavoro ma anche difesa degli interessi nazionali, delle competenze e delle capacità tecniche che, come in questo caso, vengono trascurate per delocalizzare potenzialmente la produzione all’estero e “fare cassa” vendendo tecnologia e conoscenza ai concorrenti internazionali. Ricordiamo infatti come l’azienda sia considerata di interesse strategico a livello nazionale, ragione per cui ha ricevuto negli anni finanziamenti pubblici.
Le mosse dell'Amministrazione
Essendo espressione dell'attuale maggioranza al governo, Cologno Solidale e Democratica si è poi schierata al fianco del sindaco Stefano Zanelli e della Giunta, coinvolti in prima persona nei tavoli di trattativa a livello regionale
CSD apprezza l’impegno dell’Amministrazione Comunale che ha accolto i lavoratori in Municipio, annunciando la propria solidarietà e la convocazione della proprietà industriale per chiedere la tutela dei livelli occupazionali facendosi parte attiva per un rilancio complessivo della società. Tale rilancio, però, secondo l’Amministrazione, deve garantire necessariamente i livelli occupazionali.
Non hanno poi risparmiato un attacco al precedente borgomastro, Angelo Rocchi
CSD chiede all’Amministrazione di verificare gli impegni previsti dall’Accordo di Programma a suo tempo sottoscritto dal sindaco Rocchi che aveva frettolosamente dichiarato nel 2015: “Il Comune ha predisposto il progetto di intervento sulle infrastrutture necessarie all’impresa per essere più competitiva e la Regione, verificato che il tutto funzioni nella direzione del rafforzamento dell’imprenditoria lombarda e dell’occupazione, ed anche della valorizzazione e riqualificazione delpatrimonio pubblico, ha messo a disposizione il finanziamento necessario”. Di quell’accordo restano purtroppo i finanziamenti pubblici incassati dall’azienda, un capannone rimasto incompiuto che è sorto accanto allo stabilimento esistente in via Buonarroti, ma che di fatto è inutilizzato, e un’area a verde sottratta all’uso pubblico senza alcuna compensazione.