Per le donne

Ombrelli neri in piazza a Bussero contro la violenza di genere

L'iniziativa promossa dal sindaco Curzio Rusnati per domenica 7 marzo nella piazza del Comune.

Ombrelli neri in piazza a Bussero contro la violenza di genere
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La violenza di genere è una piaga del nostro Paese e Curzio Rusnati, sindaco di Bussero, ha deciso di non rimanere indifferente, organizzando in occasione dell'8 marzo, Giornata internazionale della donna, una manifestazione simbolica nel cuore del paese.

Bussero contro la violenza di genere

Ne ammazziamo una al giorno, tocca ai maschi dire basta

Così recita lo striscione nero affisso dal sindaco Rusnati fuori dal Municipio di Bussero. Il primo cittadino non ha usato mezze parole per far discutere e sensibilizzare sul tema della violenza di genere. Rusnati non si è però fermato allo striscione, ma ha anche lanciato un appello. Domenica 7 marzo lascerà un ombrello nero nella piazza del Comune e ha invitato tutti gli uomini a fare lo stesso.

Dobbiamo rompere il silenzio complice che sa di indifferenza e di condiscendenza. Perché l’8 marzo sia veramente la festa delle donne libere dalla paura di chi gli cammina accanto.

Una lettera aperta

Rusnati, oltre al flash mob, ha anche scritto una lunga lettera rivolta non soltanto ai suoi concittadini, ma a tutti gli uomini.

La follia non ha casa! Ma questa follia che si chiama femminicidio forse una casa ce l’ha. È nella testa dei maschi che distruggono, mutilano, annientano tutto ciò che non possono più possedere, tutto ciò che quasi sempre per colpa loro hanno perso e non possono più riavere. Fidanzate, compagne, mogli, figlie e figli, amore e rispetto. In una relazione di qualsivoglia genere se vuoi essere amato devi essere amabile, non c’è altro modo. Non funziona il ricatto e la lusinga, la minaccia e la paura e infine la violenza, mezzi usati da molti maschi per fuggire dalla loro povertà emotiva e dalla propria inadeguatezza, quando la realtà le rende evidenti. Prendere atto che l’amore è fragile e che le cose fragili se non le curi se le mangia il tempo. Prendere atto che le relazioni non si riparano con il nastro adesivo. Prendere atto che quando è finita è finita. La responsabilità del femminicidio non è individuale, ma collettiva. Sta in un Dna di genere che deve e che può mutare. Sta nelle leggi e nelle norme fatte dai maschi che arrivano sempre troppo tardi. Sta negli sguardi elusivi di tutti noi che consideriamo questi eventi come fatti privati, mentre sono fortemente pubblici, quando come ora sono non l’eccezione, ma la regola.

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