Processo Caino al clan Manno-Maiolo: confermati tutti i capi di imputazione, ma pene ridotte in appello
Il giudice ha riconosciuto la continuazione con Crimine Infinito affermando il radicamento della Locale di 'ndrangheta pioltellese
Tutti condannati, accolti e confermati tutti i capi di imputazione, ma pene ridotte per gli afferenti al clan Manno-Maiolo di Pioltello. Il giudice della Corte d'Appello di Milano si è espresso ieri sul processo "Caino" che ha portato alla sbarra sette imputati accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, coercizione elettorale, sequestro di persona e altri reati.
Condanne ridotte "in continuazione"
Dei sette imputati, tre hanno accettato di concordare la pena con la Procura. Così a Luca Del Monaco è stata riconosciuta una condanna di 8 anni e 8 mesi invece dei 10 (cui si aggiungevano altri 4 per il possesso di armi) precedentemente sanciti, 4 anni e 6 mesi a Fabio Ferrera e 7 anni a Giovanni Maiolo.
Sconto di pena, invece, per altri quattro imputati. Tra di loro Cosimo Maiolo, la figura individuata come apicale nella famiglia 'ndranghetista pioltellese, con i figli Antonio e Salvatore Maiolo. Per i tre, difesi dall'avvocato Mirko Perlino del foro di Milano, il giudice ha accolto la richiesta di giudicarli "in continuazione" con il processo Crimine Infinito, procedimento che ha segnato la storia nella lotta alla criminalità organizzata in Lombardia.
Il magistrato ha scelto di procedere applicando le pene in continuazione con le precedente condanne, molte delle quali già scontate. Così Cosimo Maiolo è stato condannato a sei anni in continuazione con gli 11 anni e 4 mesi del Processo Infinito, e il boss dovrà dunque scontarne ancora poco più di tre. La richiesta del Gup Anna Calabi, in primo grado era di 12 anni e 8 mesi.
Stessa sorte per Antonio Maiolo (2 anni e 6 mesi in continuazione invece degli 8 e 8 mesi del primo grado) e per Salvatore Maiolo (con condanna complessiva di 15 anni e 2 mesi di cui 4 in continuazione, due da scontare).
Anche il quarto imputato, Damiano Maiolo, si è avvalso della stessa misura con uno sconto di pena a soli 6 anni rispetto ai 10 e 8 mesi richiesti dal Gup.
Confermate tutte le accuse e la presenza di una locale a Pioltello
La sentenza dei giudici della seconda sezione della Corte d'Appello (Banci, Buonamici, Varanelli e Zappatini) ha accolto in toto l'impianto accusatorio della Procura, frutto dell'operazione che nel dicembre 2022 aveva portato la Squadra Mobile di Milano, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, a decapitare nuovamente la cosca locale della famiglia Manno-Maiolo. Secondo la Procura la famiglia malavitosa gestiva ancora il traffico di sostanze stupefacenti, costruendo reti di relazioni con altre realtà malavitose del territorio, imponendo la propria leadership con l'uso della forza e dell'intimidazione.
Tra i reati contestati, inoltre, ce ne son anche di natura economica e finanziaria, "colletti bianchi" che gestivano appalti e servizi anche per grandi multinazionali del settore della logistica. Infine confermata anche la tesi della coercizione elettorale: secondo l'accusa, Cosimo Maiolo e Luca Del Monaco su tutti avevano lavorato per portare voti in maniera illecita al candidato del centrodestra nel corso della tornata di elezioni amministrative del 2021. Elezioni che poi aveva sorriso all'attuale sindaca, riconfermata al suo secondo mandato al primo turno con una maggioranza schiacciante, Ivonne Cosciotti.
L'accoglimento del reato in continuazione conferma anche un'altra evidenza, ossia il radicamento della locale di 'ndrangheta a Pioltello. Secondo i giudici, infatti, i fatti del processo Infinito sono collegati a quanto accaduto recentemente, teoria che conferma dunque il radicamento e l'attività continuata nel tempo della famiglia Manno-Maiolo.