Campagna vaccinale di Regione, cambia il piano: tutte le dosi sui Comuni in zona arancione
Tra giovedì 25 e venerdì 26 febbraio saranno vaccinati in via prioritaria, oltre agli over 80, circa 24 mila persone tra i 60 e i 79 anni residenti in 14 comuni bergamaschi e 8 bresciani posti nel "cordone" creato per isolare la variante inglese. Bertolaso: «Dobbiamo tentare nuove strade, con coraggio».
Era già stato anticipato ieri, ma oggi è stato nuovamente ribadito: Regione Lombardia cambia la strategia con cui verranno eseguite le vaccinazioni, nel tentativo di arginare la diffusione delle varianti del Covid. Quella inglese, in particolare, è letteralmente esplosa nel Bresciano, tanto che l’intera provincia di Brescia e i comuni bergamaschi di di Viadanica, Predore, Adrara San Martino, Sarnico, Villongo, Castelli Calepio, Credaro e Gandosso sono stati inseriti in una zona arancione rafforzata.
Nello specifico, pur garantendo tutte le somministrazioni alle persone anziane con più di 80 anni, le autorità regionali lombarde hanno deciso di dirottare in via prioritaria i vaccini in quelle aree ritenute particolarmente critiche. «La variante inglese sta diventando prevalente, ha un tasso del 39 per cento – sottolinea la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti -. Il nostro piano si basa sia sul contenimento del virus sia alla sua mitigazione, intervenendo su aree circoscritte per fare in modo che il Covid non circoli».
L’aggiornamento del piano vaccinale anti-Covid di massa, che prevede un investimento complessivo di 214 milioni di euro, è stato approvato dalla giunta regionale lombarda. La prossima settimana sarà approvata la delibera che fornirà le indicazioni specifiche sulla distribuzione delle dosi e sull’allestimento dei punti vaccinali.
Cosa cambia
Come spiegato dal responsabile della campagna vaccinale della Lombardia Guido Bertolaso tra giovedì 25 e venerdì 26 febbraio saranno vaccinati in via prioritaria, oltre agli over 80, circa 24 mila persone tra i 60 e i 79 anni residenti in 14 comuni bergamaschi e 8 bresciani «per creare una sorta di cordone sanitario necessario a contenere la diffusione del virus». I vaccini utilizzati saranno quelli prodotti da Pfizer e AstraZeneca.
Per velocizzare le vaccinazioni in questa area critica sono stati allestiti 4 centri vaccinali Brescia e Bergamo: nella Bergamasca quelli di Chiuduno (inaugurato questa mattinata, mercoledì 24 febbraio) e Antegnate, mentre nel Bresciano gli hub saranno dislocati a Iseo e a Chiari. «Il nostro obiettivo è quello di ridurre il numero di ospedalizzazioni e soprattutto di ricoveri in terapia intensiva – specifica Bertolaso –. È stato questo criterio a guidarci nella decisione».
«Non possiamo vaccinare tutti gli abitanti di questi comuni perché mancano i vaccini – aggiunge -. Stiamo cercando di immaginare qualcosa di diverso per vedere se può funzionare a limitare la diffusione dei contagi. Ci basiamo anche sull’esperienza fatta da Inghilterra, Israele e Scozia, che hanno somministrato quante più prime dosi di vaccino possibili».
Allungare i tempi di somministrazione per avere più vaccini
«Abbiamo chiesto a un tavolo tecnico composto da Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità, Aifa, Agenas e quattro regioni italiane di valutare questa possibilità – spiega Letizia Moratti -. È una richiesta che si basa sia su esperienze scientifiche, sia di altri Paesi. Inoltre, abbiamo chiesto al Ministero, nei casi di quelle persone che hanno contratto il Covid, di prevedere che la vaccinazione avvenga a 6 mesi di distanza o, se necessario un richiamo, a partire dal sesto mese dalla prima vaccinazione».
«Stiamo variando il piano iniziale per coprire le aree con la maggior concentrazione di infezioni – ha concluso il presidente Attilio Fontana -. Chiederò formalmente al Governo che ci vengano inviati ulteriori dosi».
In merito all’ipotesi di un’eventuale produzione italiana di vaccini il governatore ha espresso la propria soddisfazione. «So che il Ministro Giorgetti incontrerà i rappresentanti delle aziende farmaceutiche. Mi sembra un’ottima iniziativa, è la direzione verso cui dobbiamo andare. Non dobbiamo dipendere solo dalla produzione estera per far fronte alle emergenze che possono emergere in futuro».