Brutale pestaggio ai danni di un brembatese, condannato l'aggressore
Cinque anni e 4 mesi, con l’accusa di lesioni gravissime, per Giancarlo Gramendola, che aggredì Carlo Ferrandi
E' stato condannato a 5 anni e 4 mesi di carcere per lesioni gravissime Giancarlo Gramendola, il 24enne di Calusco D'adda, in provincia di Bergamo, che il 7 novembre di due anni fa aveva brutalmente aggredito Carlo Ferrandi, 32enne di Brembate, nella bergamasca, al termine di una lite nata da un incidente stradale all'uscita della discoteca Number One di Corte Franca.
Brutale pestaggio dopo la lite fuori dal Number, aggressore condannato
Il giovane, già agli arresti domiciliari, è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 250mila euro. A questi si aggiungeranno i "danni" subiti dalla vittima, che verranno quantificati nel corso della causa civile. Ferrandi, infatti, ridotto in fin di vita a causa della brutale aggressione, era stato sottoposto nell’immediato a un delicatissimo intervento. Nonostante i mesi di cure ha riportato invalidità e lesioni permanenti, tra cui la cicatrice che gli attraversa il cranio. Il giovane ha perso la mobilità di un piede e deve sopportare un fastidioso formicolio a una delle mani.
A scatenare la brutale aggressione quel giorno fu un incidente di poco conto nei pressi del locale della movida notturna. Il 24enne si scagliò con una violenza inaudita sul 32enne, colpendolo più volte al volto e alla testa con una scarica di pugni e calci anche quando, dopo averlo scaraventato sul cofano dell’auto, quest’ultimo era finito a terra esanime. Solo l’intervento dei soccorsi e dei medici, che lo operarono immediatamente, riuscì a salvare la vita al giovane.
La vittima aveva rischiato di morire, tanto che l’accusa iniziale era di tentato omicidio. Per Gramendola il sostituto procuratore Carlo Pappalardo aveva chiesto una condanna a dieci anni di carcere, ma il gup Angela Corvi ha accolto la tesi del difensore del 24enne, riqualificando il reato in lesioni gravissime.
Per le motivazioni della sentenza di primo grado bisognerà attendere i canonici novanta giorni. Ma l’ipotesi è che il giudice abbia ritenuto che Gramendola abbia picchiato il 32enne per fargli male, ma non per ucciderlo. Una ricostruzione contestata invece dalla pubblica accusa e dai legali della vittima nel corso del processo, celebrato con rito abbreviato. In merito è stata eseguita anche una perizia: il legale dell’imputato, nel controesame, ha puntato a far emergere che quella notte c’erano state delle concause. Tra queste, l’avvocato di Gramendola ha posto attenzione sulla caduta della vittima, che avrebbe provocato un aggravamento delle sue lesioni, e su quella che sarebbe stata una provocazione nei confronti del proprio assistito durante la lite. E in attesa delle motivazioni del giudice ha già annunciato il ricorso in Appello.