Festa della Liberazione

Una pietra d'inciampo davanti alla casa di Antonio Fanzel, ucciso in campo di concentramento

La cerimonia di posa si è tenuta oggi, domenica 25 aprile 2021, a Cologno Monzese. Venne arrestato dai nazifascisti dopo gli scioperi in fabbrica del 1944.

Una pietra d'inciampo davanti alla casa di Antonio Fanzel, ucciso in campo di concentramento
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Una pietra d'inciampo davanti alla casa di Antonio Fanzel, ucciso in campo di concentramento. La cerimonia di posa si è tenuta oggi, domenica 25 aprile 2021, a Cologno Monzese. Venne arrestato dai nazifascisti dopo gli scioperi in fabbrica del 1944.

Il ricordo del martirio di un antifascista

Una pietra d’inciampo dedicata ad Antonio Fanzel  è stata posizionata in via Fontanile, all’angolo con piazza Castello, davanti all’abitazione dalla quale il colognese fu prelevato nel 1944, "reo" di aver partecipato agli scioperi antifascisti indetti nel 1944 all’interno delle grandi fabbriche metalmeccaniche di Sesto San Giovanni. Venne deportato a Gusen II, campo di concentramento nazista dal quale non fece più ritorno. La cerimonia promossa dall’Amministrazione comunale e dall'Anpi si è tenuta questa mattina. I momenti inseriti nelle celebrazioni per la Festa della Liberazione sono iniziati alle 10.30, con i discorsi delle autorità e la posa di una corona di fiori ai piedi dei cippo dei deportati davanti a Villa Casati. A seguire si è tenuta l'inaugurazione di due nuove targhe che riportano i nomi delle vittime colognesi delle deportazioni nazifasciste: Giulio Agostoni, Ferdinando Ambiveri, Carlo Bonalumi, Giuseppe Bono, Ippolito Boreggio, Giovanni Castoldi, Enrico Cattaneo, Antonio Fanzel, Orano Finotti, Marco Locatelli, Claudio Orientali e Virginio Riccardo Targato.

Gli scioperi, l'arresto, la deportazione e l'uccisione del colognese

Nato a Teglio Veneto il 2 dicembre 1908, Fanzel viveva a Cologno Monzese e lavorava alla Falck Vittoria di Sesto come manovale specializzato. Antifascista e partigiano, fu arrestato il 27 marzo 1944 a seguito della sua partecipazione agli scioperi generali di quell’anno. Fu portato al carcere di San Vittore, poi trasferito alla caserma Umberto I di Bergamo. Partito il 5 aprile 1944, giunse a Mauthausen l’8 aprile del 1944, matricola 61630, per poi venire spostato al campo di concentramento di Gusen II, dove morì il 20 agosto del 1944.

Domani, lunedì, l'inaugurazione di una mostra sui deportati colognesi

In collaborazione tra Amministrazione comunale, Biblioteca civica e Anpi, domani, lunedì 26 aprile 2021, alle 17, sarà inaugurata nella sala Crippa di Villa Casati (il Comune) la mostra "Immagini, testimonianze, Memoria: Cologno e i suoi deportati". Sarà la ripresa di una esposizione nata dalla collaborazione nel primo decennio del 2000 tra l’Aned (l'Associazione nazionale degli ex deportati nei lager tedeschi rappresentata da Giuseppe Valota, autore di una ricerca approfondita sui deportati politici dalle fabbriche dell’area sestese a seguito della partecipazione agli scioperi del marzo e del novembre 1944) e la Biblioteca civica, con il coordinamento di Patrizia Pozzi, recentemente scomparsa, ricercatrice e nipote di Fanzel.

Oltre a illustrare gli scioperi e la partecipazione massiccia delle maestranze sestesi, con le conseguenze punitive da parte degli occupanti tedeschi coadiuvati dai fascisti italiani, parlerà anche delle ripercussioni avute a Cologno Monzese.

"Dopo lo sciopero dell’inizio di marzo 1944, di notte, per evitare la rivolta degli altri abitanti colognesi, e precisamente la notte del 28 marzo 1944, si presentarono nelle loro case, sconvolgendo le loro vite, carabinieri e militi fascisti e prelevarono, adducendo la necessità solo formale di una indagine che si sarebbe conclusa con il loro ritorno nelle famiglie, ben sette nostri concittadini: Giulio Agostoni, Ferdinando Ambiveri, Ippolito Boreggio, Giovanni Castoldi, Antonio Fanzel, Orano Finotti e Marco Locatelli, che furono poi ammassati sui carri bestiame e deportati a Mauthausen, da dove la maggior parte di essi non fece più ritorno", hanno spiegato dall'Anpi.

Altri tre colognesi successivamente furono catturati e inviati nei lager tedeschi: il giovanissimo Giuseppe Bono (rastrellato a Carugate il 16 giugno '44), Claudio Orientali preso a Milano il 27 luglio '44 e Pietro Buratti, prelevato direttamente in fabbrica il 23 novembre '44.

I deportati ex militari dell'Esercito italiano

"A loro bisogna aggiungere, ed è questa la parte nuova della mostra, tre Imi (Carlo Bonalumi, Enrico Cattaneo e Virginio Riccardo Targato), cioè tre italiani militari internati nei campi di prigionia che erano altrettanti lager, a loro riservati, perché avevano rifiutato di mantenersi sotto le armi, al servizio degli occupanti tedeschi e della Repubblica fantoccia messa su da Mussolini, ma completamente succube dei nazisti", hanno concluso dalla sezione colognese dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia.

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