Braccia incrociate

Sciopero per protestare contro il licenziamento di una collega

Manifestazione guidata dal Cub FlmUniti davanti alla sede del call center di Vimodrone che cura l'assistenza per Stellantis (ex Fiat).

Sciopero per protestare contro il licenziamento di una collega
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Sciopero per protestare contro il licenziamento di una collega. Manifestazione guidata dal Cub FlmUniti davanti alla sede del call center di Vimodrone che cura l'assistenza per Stellantis (ex Fiat).

Sciopero al call center per dire "no" al licenziamento di una collega

Un presidio di due ore la mattina davanti alla sede di viale Martesana e un’intera giornata di sciopero. I dipendenti della Csc Digital che gestisce il call center per l’assistenza ai clienti e dipendenti di Stellantis (ex Fiat) hanno incrociato le braccia oggi, giovedì 15 settembre 2022, per chiedere ai vertici della società "condizioni di lavoro più dignitose" e la possibilità per tutti gli operatori di svolgere lo smart working, "senza ricatti". A guidare la protesta il sindacato FlmUniti Cub: agli inizi di settembre Fulvia Recchia, una lavoratrice 50enne e rappresentante aziendale, è stata licenziata. Una decisione che si è tramutata quindi nella goccia che ha fatto traboccare il vaso. Almeno dal punto di vista della sigla. A luglio i lavoratori riuniti in assemblea avevano dichiarato lo stato di agitazione, annunciando la possibilità di proclamare altre azioni di lotta nel caso l’azienda "non avesse cambiato atteggiamento". E così è stato.

Una protesta che parte da lontano

Ma per FlmUniti la situazione è addirittura peggiorata, specie dopo che la dipendente iscritta allo stesso sindacato è stata lasciata a casa. "Dopo due anni di lavoro in remoto ci hanno detto che dovevamo andare in sede a Vimodrone sei giorni al mese - ha raccontato la diretta interessata, che risiede a Legnano, nell’Alto milanese - A nessuno è stato chiesto nulla. Cento chilometri fanno la differenza per chi ha figli o problemi di ogni tipo. L’alternativa per non dover andare a Vimodrone era il lavoro agile, ma facendo due ore di straordinari ogni volta. Mi sono rifiutata e ho ricevuto diverse lettere di contestazione disciplinare finché il 2 settembre ho deciso di non accumulare più richiami e tornare a operare in sede. E in quello stesso giorno mi hanno avvisato del mio licenziamento retroattivo, dicendo di aver mandato una contestazione il 25 luglio che io non ho mai ricevuto".

"Un tentativo di metterci paura"

Per il Cub, la Rsa è stata licenziata "nel tentativo di mettere paura". Sullo sfondo, poco prima che scoppiasse la pandemia da Covid, c’è stato infatti il trasferimento del call center da Arese (nella ex Alfa Romeo) alla torre direzionale di viale Martesana, a Vimodrone. Quando il call center era ad Arese contava circa 350 dipendenti, scesi ora a 250 dopo un cospicuo "esodo" volontario. Di questi, solo una ventina lavorano in presenza in ufficio. Gli altri lo fanno da casa. Curano non solo i rapporti con i clienti ex Fca (compresi i finanziamenti, rispondendo a chiamate che arrivano da mezza Europa), ma anche quelli con gli stessi dipendenti del gruppo automobilistico.

"Lo spostamento è avvenuto sulla base di un accordo sindacale con Cisl e Uil, che non ha riconosciuto nulla ai lavoratori per il disagio e per le maggiori spese - hanno proseguito da FlmUniti - A fine agosto, l’azienda ha poi imposto ai lavoratori, sulla base di un’intesa con i due sindacati, un accordo individuale per poter continuare il lavoro agile da settembre, che ricalcava quello che i lavoratori avevano rifiutato e per il quale era stato proclamato lo stato di agitazione".

I rapporti tra le parti sono tesi da tempo. Lo scorso inverno l’azienda, su input della FlmUniti, era stata condannata dal Tribunale di Monza per condotta antisindacale. Ma c’è stata anche una denuncia all’Ispettorato del lavoro per violazione della legge per la sicurezza sull’uso dei videoterminali. Allo sciopero erano presenti i Carabinieri (per tenere sotto controllo la manifestazione), la stessa Recchia e gli ex consiglieri comunali di Rifondazione Comunista Marco Messineo e Aurelio Lamorte, per esprimere la solidarietà a nome dell'Unione popolare. Sono già allo studio le prossime mosse per impugnare il suo licenziamento.

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