Dove si cercava il petrolio a Carugate spunterà l'erba: scontro sulla maxi bonifica da 12 milioni
Il piano di rinaturalizzazione sarà a carico di Eni. Ma tra maggioranza e opposizione volano gli stracci sul consumo di suolo

Un vasto terreno di Carugate ai confini con Cernusco sul Naviglio dove negli scorsi decenni si cercavano idrocarburi e minerali nel sottosuolo, tramite trivellazioni, a breve cambierà completamente volto, trasformandosi in un’area verde ed entrando nel Parco agricolo Nord Est. Il tutto grazie a un piano di bonifica approvato dall’Amministrazione comunale che "cuba" 12 milioni di euro, risorse messe in campo da Eni e che saranno concentrate su un’area in zona sud di proprietà privata a ridosso della piattaforma ecologica e che corre lungo via della Cappelletta.
L'iter per la bonifica a un punto di svolta
Il sedime (in passato adibito anche a cava) ha una superficie complessiva di 34mila metri quadrati. E ora, dopo l’iter burocratico passato anche tramite la Conferenza dei servizi, all’orizzonte si intravede la rinascita ambientale per questa porzione di territorio.
La soddisfazione del sindaco
Soddisfatto il sindaco Luca Maggioni:
Finalmente l’area verrà liberata dai residui delle trivellazioni e degli scavi e tornerà a verde, peraltro senza costi per il Comune. Trova così compimento la scelta fatta nel Piano di governo del territorio del 2020 di spostare l’edificabilità di questa zona per farla tornare al suo stato naturale e inserirla nel parco Pane, come le aree verdi confinanti, mantenendo così una importante cintura “green” nella parte meridionale della nostra città.
Cosa prevede la "rinaturalizzazione"
Dall’inizio dei lavori di bonifica, che dovrebbero prendere avvio a breve, ci vorranno diciotto mesi da cronoprogramma per completare tutto l’intervento, che sarà complesso e "invasivo". Per rimuovere e poi smaltire la terra che dagli esami è risultata avere concentrazioni di inquinanti superiori alla norma, bisognerà scavare fino a otto metri di profondità, per poi provvedere al riempimento con materiali "sani" e idonei alla futura destinazione dell’area tra le vie Riva Bambina e Fratelli Bandiera.
Una riconversione figlia del nuovo Pgt
Questa "riconversione" è figlia appunto della variante al Pgt che la prima Amministrazione Maggioni approvò sul finire della scorsa legislatura. L’ente nel documento urbanistico decise di prevedere edificazioni di carattere industriale nell’Ambito di trasformazione 24, a nord e ai confini con Agrate, lungo la provinciale Sp121, questo sì originariamente a destinazione agricola. Qui sono state fatte atterrare le volumetrie inizialmente previste nel terreno che ora sarà interessato dalla bonifica.
Ma non è tutto oro (nero) quello che luccica: le critiche di Pd e Carugate Attiva
Uno "scambio" che non era stato ben accetto dalla società proprietaria dell’ex pozzo e della ex cava, che aveva acquisito l’appezzamento dall’Eni e avviato un procedimento al Tar per fermare il tutto. Ma anche le opposizioni, con Pd e Carugate Attiva, hanno sollevato parecchie perplessità:
Il vanto di ProCarugate è aver stralciato l’edificabilità nell’area inquinata nei pressi della piattaforma ecologica, ma il sindaco si guarda bene dallo spiegare che ha però reso edificabili 25mila metri quadrati dalla parte opposta del paese.
Ossia lungo la Sp121, ai confini con Agrate Brianza, dove è in corso l’ampliamento della zona industriale.
Il tutto su un sedime che fino a due anni fa era fertile e usato per l’agricoltura: uno scambio molto strano far costruire su terreni agricoli puliti e mantenere libera un’area inquinata per cui servono 12 milioni solo di bonifica, su cui gravano i ricorsi dei proprietari per edificare e che, ammettendo rimanga agricola, non potrà comunque ospitare coltivazioni per molto tempo.
Il servizio completo nell'edizione della Gazzetta della Martesana in edicola e nell'edizione sfogliabile online per smartphone, tablet e Pc da sabato 25 marzo 2023.