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Don Virginio Colmegna in visita a Settala

Il fautore della Casa della carità ha parlato al paese dell'importanza di non essere indifferenti, soprattutto di fronte alle necessità degli ultimi

Don Virginio Colmegna in visita a Settala
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Un discorso toccante, che ha insegnato a tutti coloro che vi hanno preso parte quanto sia fondamentale tendere la mano verso chi troppo spesso viene lasciato ai margini della società. Questo, infatti, è l'obiettivo primo di don Virginio Colmegna, fondatore della Casa della carità la sua esperienza al pubblico domenica pomeriggio presso il Cinema dell'oratorio San Giuseppe di Settala.

Un po' di Casa della carità a Settala

Quando tutto scorre in fretta e il mondo viaggia sempre più spesso verso l'individualismo sfrenato e l'egoismo che abbandona il prossimo, indipendentemente dalle difficoltà che incontra, c'è qualcuno che ancora crede nell'altruismo, nella condivisione e nell'importanza di tornare a guardarsi intorno per combattere l'indifferenza.

Tra questi esemplare la figura di don Virginio Colmegna, che presso il cinema dell'oratorio San Giuseppe, domenica 16 aprile 2023 alle 16, ha raccontato ai cittadini di Settala e dintorni la propria vocazione e soprattutto cosa significhi essere alle "Sorgenti della Carità" (questo il titolo dell'appuntamento, più che mai azzeccato". Ecco alcune sue parole emblematiche.

Carità vuol dire officina di umanità, i deboli e i poveri sono persone con cui è importante costruire una relazione. Mai essere indifferenti, ma portatori di energia ed entusiasmo. Carità, infatti, non vuol dire assistenza, ma vuol dire rapporto diretto. Alle persone vanno dati nome e cognome.

Don Colmegna ha ricordato la propria esperienza nella Caritas diocesana, oltre che nella parrocchia di Sesto San Giovanni, dove ha conosciuto la realtà operaia e dalle Acli. Sulla scia della presa di consapevolezza di cosa volesse dire essere gli ultimi, il presbitero ha deciso di fondare in accordo col cardinale Carlo Maria Martini un centro di accoglienza che è diventato la Casa della carità, a Milano, in grado di ospitare oltre mille persone.

Un incontro organizzato dalle Acli

Della gestione dell'incontro si sono occupati i circoli Acli di Caleppio e Settala (che hanno anche offerto un rinfresco a tutti), insieme alla Comunità pastorale San Giovanni Paolo Secondo, all'associazione Pantonoikia e alla Caritas "Il sicomoro" di Caleppio.

Il pubblico, che contava circa quaranta persone, era curioso ed entusiasta di interagire col sacerdote, durante il dibattito che è seguito al resoconto della sua esperienza moderato dal parroco di Settala don Maurizio Memini.

Nel corso dello scambio coi settalesi, è stato ricordato anche don Giovanni Brovelli, storico parroco locale spentosi nel 2018 che ha sempre aperto la propria casa agli ultimi, e che don Virginio aveva conosciuto.

La riflessione sui giovani

Tra le domande del pubblico, una riguardava il futuro dei giovani, come si può fare in un mondo di indifferenza e solitudine ad aprirsi al prossimo senza rischiare di essere a propria volta tagliati fuori.

I giovani vanno coinvolti nella ricerca di senso sulle cose che contano, ambientalismo, e non solo. Il cambiamento deve avvenire facendoli partecipare ad attività concrete, che portino avanti l'attenzione agli ultimi, anche attraverso esempi culturali.

 

 

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