C'è anche Segrate dietro uno studio rivoluzionario nella lotta ai tumori
L'Istituto di tecnologie biomediche della città ha partecipato a una sperimentazione guidata dall’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico San Martino con l’Università di Genova e l’Università del Piemonte Orientale
Potrebbe arrivare da uno studio che vede coinvolto anche l'Istituto di tecnologie biomediche (Itb) di Segrate una nuova rivoluzionaria arma nella lotta contro il cancro. La notizia è stata pubblicata sul "Journal for Immunotherapy for Cancer", una rivista scientifica.
Da Segrate in prima linea nella lotta ai tumori
La sperimentazione, guidata dall’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico San Martino con l’Università di Genova ha coinvolto l’Università del Piemonte Orientale e, appunto, l'Itb del Cnr, che si trova a Milano 2.
Alla base della teoria, l'utilizzo di una nanoparticella che viene iniettata nelle cellule tumorali per attivare il nostro sistema immunitario. Il ricercatore Dario Di Silvestre ha coordinato il gruppo segratese che ha partecipato allo studio e ci ha aiutato a capire il valore della loro ricerca.
In cosa ha consistito lo studio a cui avete partecipato?
Tutto parte da un’intuizione del professore Gilberto Filaci, direttore dell’Unità di bioterapie del San Martino. Le vaccinazioni pediatriche insegnano al nostro organismo a riconoscere una porzione di proteina che appartiene al virus, così è pronto a intervenire in caso di infezione. I tumori, invece, hanno la capacità di eludere il sistema immunitario: sono dotati di proteine difficili da individuare, anche perché spesso all’origine di un cancro c’è una loro mutazione, diversa in ogni paziente. Per questo trovare un siero efficace è complesso. Dato che l’immunità acquisita con le vaccinazioni pediatriche è permanente, si è pensato di sfruttarla per aiutare il nostro organismo ad attaccare il cancro. Esempio: le nostre difese conoscono il morbillo, perché non prendere una porzione della proteina di questa malattia e iniettarla dove c’è il tumore?
E’ un po’ come dipingere un bersaglio sul tumore?
Esatto. L’equipe della professoressa Marina Torre dell’Università del Piemonte Orientale ha creato delle nanoparticelle di una proteina della seta al cui interno è presente un antigene, che funziona come un’esca che attira il sistema immunitario nell’area dove deve intervenire.
Qual è stato il ruolo dell’Itb?
Il gruppo di proteomica e metabolomica, con a capo il dottor Pierluigi Mauri e coordinato da me ha partecipato perché abbiamo la strumentazione che consente di analizzare campioni biologici a prescindere dalla loro natura (umana, animale o vegetale). Abbiamo studiato il contenuto proteico dei campioni tumorali e dei campioni trattati con la terapia e ne abbiamo determinato l’efficacia dal punto di vista molecolare. Abbiamo analizzato un numero elevato di proteine tenendo conto dei loro rapporti all’interno della cellula, determinando quali processi fossero attivi e quali no.
E’ possibile che abbiate trovato una cura contro il cancro?
E’ ancora presto per dirlo. E’ sicuramente un punto di partenza che merita di essere approfondito. Il fascino di questo progetto è che potrebbe essere rivoluzionario sotto più punti di vista. In primis, potrebbe essere utilizzato per combattere diversi tipi di cancro. Lo studio ha usato cellule tumorali di origine umana, quindi se efficace questa terapia potrebbe essere utilizzata per combattere tutti i tumori solidi. Poi c’è il basso costo della terapia, molto meno cara della chemioterapia. Al termine di tutte le sperimentazioni, però questa strategia potrebbe anche non risultare risolutiva, ma essere un’ulteriore arma da utilizzare in modo complementare per debellare la forma tumorale.
l servizio completo nell'edizione della Gazzetta della Martesana in edicola e nell'edizione sfogliabile online per smartphone, tablet e Pc da sabato 18 febbraio 2023.