Rifiuti e biogas, quattro società vogliono l'impianto di compostaggio di Cologno
Ecco come è andato l'avviso pubblico lanciato dal Comune per sondare il terreno e progettare il futuro del sito
L’impianto di compostaggio di Cologno Monzese fa gola. Ossia ha creato interesse in ben quattro società (due pubbliche e altrettante private) che hanno presentato proposte nell’ambito dell’avviso pubblico lanciato da Villa Casati per un project financing finalizzato alla riqualificazione e alla successiva gestione della struttura di proprietà comunale che si trova lungo la Provinciale 113.
Le società interessate al compostaggio
A farsi avanti sono stati due raggruppamenti di imprese: il primo è composto da Cap Evolution e Cem Ambiente, l’altro dalla Sangalli Giancarlo di Monza (il presidente è l’ex pm di Milano Alfredo Robledo) e dalla Corioni, anch’essa con sede nel capoluogo brianzolo.
Il tandem pubblico Cap-Cem Ambiente
Cap Evolution è una branchia del Gruppo Cap nata proprio quest’anno, guidata dal presidente Nicola Tufo (ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia proprio a Cologno) e dal direttore generale Michele Falcone. Opera nei settori Waste, Wastewater ed Energy. La nuova azienda per il 2024 prevede ricavi pari a 77 milioni di euro, di cui 1,3 derivanti dal trattamento di rifiuti liquidi e 3,8 milioni di euro da energia e biogas. Quest’ultimo, tra l’altro, rappresenta una delle ipotesi di revamping dell’impianto di compostaggio. Cap Evolution gestisce tra l’altro i 40 impianti di depurazione del Gruppo. La proposta è stata avanzata in tandem con Cem Ambiente, in qualità di mandante, anch’essa partecipata da Villa Casati e che in città gestisce in house il servizio d’igiene urbana.
Il raggruppamento privato
Passando sul fronte dell’interessamento dei privati, la Sangalli ha in mano l’appalto dei rifiuti di Monza. La Corioni, invece, si occupa del settore ambientale a 360 gradi: dalla gestione degli impianti alle biomasse, dalle bonifiche al trattamento per conto terzi, passando per la raccolta e il trasporto dei materiali.
Quale futuro per l'impianto?
L’impianto sulla Sp113, ai confini con Cernusco sul Naviglio e Brugherio, è ormai spento ed è stato nelle mani di Econord fino al 5 maggio 2024. Un mese prima l’Amministrazione guidata dal sindaco Stefano Zanelli aveva lanciato l’avviso pubblico per sondare il terreno e per capire l’eventuale presenza di società interessate a migliorare la funzionalità dell’attuale sito (i cui impianti sono ormai obsoleti e arrivati a fine vita dal punto di vista tecnologico) e a mettere in campo "processi e trattamenti serventi o complementari e connessi all’attività attualmente svolta", si leggeva nell’avviso. Ossia il conferimento della Forsu (la frazione organica dei rifiuti solidi urbani) e del verde (frutto degli sfalci), fino a un massimo di circa 30mila tonnellate all’anno.
Biogas o non biogas?
La parola "biogas" non viene mai riportata nell’avviso pubblico. Tra gli obiettivi messi nero su bianco da Villa Casati ci sono la riduzione dei consumi, il miglioramento delle prestazioni energetiche e ambientali (si pensi anche solo ai miasmi che tornano ciclicamente al centro del dibattito) e in generale il revamping dell’esistente.
Tuttavia basta leggere quanto riportato nella relazione tecnica dall’ingegnere esterno, che ha eseguito uno studio sullo stato di fatto dell’impianto, per capire come la produzione di biogas sia una delle strade da percorrere per rendere economicamente sostenibile l’intero progetto di riconversione, anche alla luce della decisione di Cologno di uscire dalla compagine societaria di ZeroC e quindi dalla Biopiattaforma di Sesto San Giovanni.
Nominata la commissione giudicatrice
Nei giorni scorsi il Municipio ha provveduto a nominare i componenti della commissione giudicatrice che avranno il compito di analizzare le due proposte, per capire se sono attinenti alle linee guida stabilite dall’Amministrazione.