Limito difendi il lavoro di Emilio
Fossati ha lavorato per due anni alla sistemazione dell'oasi, ma ora teme la mano dei vandali.
L’ha fatto da solo, ora tutti insieme dobbiamo proteggerlo, perché ogni goccia del sudore versato da Emilio Fossati non vada sprecato. Con le sue mani ha preso una discarica e l’ha trasformata in un’oasi; ha regalato un ricordo a chi, da bambino, nella roggia Calchera ci faceva il bagno e, al tempo stesso, un simbolo per coloro che a Limito ci si sono trasferiti da poco, il simbolo che un solo uomo può fare tanto per la sua comunità.
Da due anni al lavoro a Limito
Sono due anni che il 61enne limitese lavora senza sosta al suo piccolo angolo di paradiso. Il Tumbun, come lo conoscono nel quartiere, ossia un pozzo formato da due dighe che indirizzano le acque della roggia verso i campi irrigui di Pioltello e di Rodano. Quando aveva iniziato la sua opera la zona non era altro che un fossato coperto da rovi e sterpaglie, ma lui, pazientemente, metro dopo metro lo ha ripulito e lo ha riportato agli antichi splendori.
Anzi, ha fatto anche di meglio, visto che ha creato qualcosa che non c’era mai stato: una sorta di piccola oasi con tanto di insegna che svetta sulla strada.
Alla scoperta di un angolo di paradiso
Tutti coloro che passano da via De Andrè non possono non notare i cartelloni in legno fatti realizzare da Fossati, un chiaro invito a fermarsi per scoprire un angolo di Limito che era finito nel dimenticatoio e che lui ha contribuito a farlo riscoprire.«Ancora non è finito», ha tenuto a sottolineare il 61enne. Intanto, però, le piante sono già stata interrate, la palizzata di protezione è fissata e il nome troneggia sulla campagna circostante. Cosa manca? Ancora qualche lavoretto, certo, ma soprattutto l’attenzione da parte dei suoi concittadini.
Difendiamo il Tumbun
«Ci tengo che tutti possano vedere questo posto prima che qualche buon tempone lo rovini - ha spiegato con un pizzico di rammarico - Purtroppo a Limito è già capitato». E proprio qui sta il compito dell’intera comunità. Fossati a sue spese e con le sue mani ha creato l’oasi, ora tocca a tutti quanti proteggerla. E il primo passo è quella di farla rivivere con la presenza. Non a caso nel progetto di Emilio c’è la realizzazione di alcune panchine per potersi godere la bellezza del posto e la quiete della campagna. Già adesso, però, in attesa che l’opera sia completata vale la pena di farci un giro e, perché no, di lasciare un grazie al silenzioso e laborioso benefattore.