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Caro campo da calcio, ti scrivo…

La lettera dell'Asd Farese 1921: una riflessione sullo sport fermo e sulle prospettive del calcio.

Caro campo da calcio, ti scrivo…
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La nostalgia di un campo di calcio, una grande tifoseria, una comunità che spera che si ritorni presto alla normalità. C’è tutto questo, ma forse, anzi sicuramente, c’è molto di più in un bel post pubblicato qualche giorno fa sulla pagina ufficiale Fb dell’Asd Farese 1921. Quel post, datato 14 novembre, è una sorta di «lettera aperta» al campo di gioco, al suo significato sportivo e umano, e ai riti che lo caratterizzano. Gli sport dilettantistici di squadra infatti sono fermi.

Caro campo, la domenica ci manchi…

«E la domenica ci manchi – ha scritto Andrea Villa, tesserato, atleta della prima squadra e responsabile della pagina social del gruppo sportivo – Ca… se ci manchi. Ci manca la birra in meno bevuta la sera prima (forse questo non è vero). Ci manca la “fatica” del martedì e del venerdì. Ci manca il “oh, dai che oggi la portiamo a casa”, ci manca la pacca sulla schiena del compagno che ti rassicura. Ci manca trovarci, comunque vada, la domenica post partita a bere quelle due-tre, magari quattro birre. Ci manca. Tra tutte le cose meno importanti, sei la cosa più importante che ci manca. Ti promettiamo che un giorno ritorneremo, tutti. Noi, i nostri ragazzi, i nostri mister, i nostri tifosi abbiamo tanta voglia di te. Non è ancora il momento, presto, si spera, lo sarà. Tu aspettaci, perché su quel tappeto verde, ogni maledetta domenica, vada come vada, noi ci lasciamo tutto e tu lo sai».

“Non vediamo l’ora di ripartire”

«Non vediamo l’ora di ripartire, anche se prima di gennaio dubito che ritorneremo in campo – ha detto Alessandro Ubizzoni, vicepresidente della società guidata da Andrea Venditti con un CdA di dieci soci – Queste settimane sono davvero difficili per noi, come per tutte le società che la scorsa estate avevano lavorato duramente per garantire sicurezza e controllo nella ripartenza, con investimenti e attenzioni sino ai minimi dettagli». Poi una riflessione sui più giovani.

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