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Scuola e genitori: far squadra con gli insegnanti per seguire una direzione comune

Scuola e genitori: far squadra con gli insegnanti per seguire una direzione comune
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La collaborazione tra scuola e famiglia è di fondamentale importanza per la riuscita del progetto formativo. Tanto che il Decreto del Presidente della Repubblica 21 novembre 2007, n. 235 prevede che genitori e studenti, contestualmente all'iscrizione presso la scuola scelta, firmino il Patto educativo di corresponsabilità.
Questo documento, che si presenta come strumento fondativo per l'interazione scuola-famiglia, parla espressamente di scuola come comunità. Dove ciascuno è tenuto ad assumersi le proprie responsabilità per il raggiungimento degli obiettivi della scuola.

Ma cosa dicono i genitori di oggi rispetto al loro rapporto con la scuola?

Scorrendo le pagine social e Fb dedicate al tema della scuola, in cui sia genitori che insegnanti si confrontano tra loro sulle situazioni incontrate, salta subito all’occhio la ricorrenza di certe “lamentele” dei genitori nei confronti della scuola e viceversa.
Andando un po’ più nel dettaglio, solo per citare le affermazioni più frequenti, quando i genitori parlano tra loro del rapporto con gli insegnanti e in più generale con i ruoli della scuola spesso capita di leggere che il carico di lavoro pomeridiano assegnato ai bambini è troppo elevato. Che gli esercizi e le verifiche vengono fatte su argomenti non appresi dai bambini. O ancora che gli insegnanti sono focalizzati sul portare a termine il programma scolastico e non prestano attenzione al livello di apprendimento raggiunto dalla classe su un determinato argomento. Se poi ci sono situazioni in cui l’alunno ha qualche difficoltà di apprendimento, associata o meno a certificazione (BES, DSA), i genitori per lo più ritengono che gli insegnanti non si attivino con le dovute misure compensative e dispensative. Limitando il processo di apprendimento del figlio.

Il punto di vista degli insegnanti

Se da una parte ci sono le voci dei genitori, non manca il punto di vista delle insegnanti. Che lamentano, da un lato, una diminuzione generale dell’interesse e dell’importanza data alla scuola da parte dei genitori. Con conseguenze che si manifesterebbero nell’accuratezza con cui i ragazzi affrontano l’impegno scolastico. Dall’altro una tendenza eccessiva da parte delle famiglie a giustificare e difendere le condotte dei loro figli. Sia per quanto concerne criticità dal punto di vista degli apprendimenti, sia per aspetti educativo-pedagogici. Gli insegnanti, inoltre, spesso riportano difficoltà connesse alla consegna delle valutazioni, riguardanti le polemiche che si innescano, da parte dei genitori, al momento della comunicazione alle famiglie.

Ci sono anche esperienze positive

Non mancano tuttavia, scorrendo le pagine social, esperienze riportate come positive. In cui i genitori raccontano di trovarsi bene con gli insegnanti soprattutto quando, durante il colloquio, questi ultimi rimandano una descrizione del bambino che va a confermare l’aspettativa dei genitori. E viceversa, di insegnanti che affermano di avere un rapporto collaborativo con alcuni genitori e di trovarsi in sintonia con le loro valutazioni.

Occorre cercare dei punti in comune

Le esperienze sopra riportate offrono uno spaccato, seppur non esaustivo, di alcune dinamiche che si possono creare nell’interazione tra genitori e scuola. Una di queste consiste nell’adottare come principale riferimento il  proprio punto di vista rispetto a obiettivi e strategie educativi adottate nei confronti del minore, che talvolta non dà spazio al trovare dei punti in comune. Questa tendenza, messa in atto sia genitori che dagli insegnanti, può dar luogo a diverse difficoltà. Ad esempio, i genitori potrebbero valutare che per promuovere l’autonomia e responsabilizzare il bambino sia meglio lasciarlo libero nella gestione dei compiti. Anche al costo di farlo andare impreparato a scuola. La scelta dei genitori, se non condivisa con gli insegnanti, potrebbe essere interpretata da loro come una mancanza da parte dei genitori stessi nel collaborare al percorso educativo del bambino. Andando ad alimentare nelle insegnanti l’idea che i genitori non siano accurati nel supportarlo.

Quest’ultimo esempio ci consente di osservare che, se genitori e insegnanti non dialogano rispetto alle strategie educative messe in atto, corrono il rischio che queste stesse non siano in sintonia tra loro. E quindi ostacolate o mal interpretate. Il genitore, per ovviare a queste incomprensioni, può giocare un ruolo centrale nel creare le condizioni di un dialogo e di un confronto con gli insegnanti. Finalizzato a costruire uno sguardo quanto più condiviso e coeso sul percorso di crescita e sviluppo del bambino.

Come favorire un lavoro di squadra con genitori-scuola per un obiettivo educativo condiviso?

Un primo riferimento che i genitori possono utilizzare per orientare il loro rapporto con la scuola è offerto dal quadro normativo.
Oltre al patto educativo di corresponsabilità citato in apertura, con il Decreto sull’Autonomia del 1999 la scuola si apre al territorio costruendo processi partecipativi che coinvolgono scuola e famiglia. I quali devono innescare un percorso collaborativo che comporta la definizione di ruoli, delle competenze e dello specifico contributo che ogni ruolo può apportare in virtù di un obiettivo educativo comune. Il rapporto tra genitori e insegnanti viene dunque concepito come un processo da innescare, costruire e mantenere, mediante un costante lavoro di confronto e condivisione. Per agire quello che il decreto prevede è necessario che il rapporto scuola-famiglia si fondi su un lavoro di squadra. Dove ciascuno è tenuto ad assumersi le proprie responsabilità allo scopo di raggiungere gli obiettivi che la scuola stessa si propone.
Il concetto di corresponsabilità educativa diventa il riferimento da usare per portare i genitori e la scuola a riconoscere che l'educazione dei giovani non compete esclusivamente o separatamente la sede scolastica o quella familiare, bensì ad entrambe. In un reciproco contributo al perseguimento degli obiettivi educativi dei minori.

Se nel patto educativo di corresponsabilità, genitori e scuola sono chiamati a collaborare per raggiungere obiettivi formativi, in che modo un genitore può dare il proprio contributo?

Innanzitutto, può valorizzare le occasioni di confronto con i docenti che già ha a disposizione in qualità di genitore. Come i colloqui periodici con i docenti, oppure i ricevimenti facoltativi.
Questi spazi possono essere utilizzati non solo per un aggiornamento sull’andamento didattico, ma anche e soprattutto per un confronto a 360 gradi sui punti di forza e gli aspetti da migliorare rispetto al percorso di crescita del bambino, sia a casa che a scuola. Cogliendo il dialogo con l’insegnante come un’opportunità, ci si può portare a casa una “lettura” condivisa su quali sono i suoi bisogni, le sue aspirazioni e gli obiettivi che può porsi. Inoltre, si può ragionare insieme su quali azioni mettere in campo. Ad esempio quali supporti offrirgli in caso di fragilità o quali esperienze fargli fare per coltivare i suoi talenti.

Un’altra strada consiste nell’occuparsi direttamente di gestire una porzione di dialogo tra genitori, scuola e insegnanti. Mettendosi a disposizione come rappresentante dei genitori negli organi collegiali (consiglio di classe, consiglio d’istituto, ecc..). In questo ruolo, può farsi portatore delle esigenze delle famiglie e dei più piccoli, facilitare la condivisione di comunicazioni, mediare eventuali conflitti e incomprensioni che possono crearsi tra i genitori stessi e anche con i docenti.

Ancora, un altro modo può essere quello di costruire delle proposte per l’implementazione dell’offerta formativa scolastica, non in senso stretto didattico, ma più ampio di sviluppo competenze. Attraverso l’impegno civico e l’associazionismo, il genitore può farsi promotore della raccolta di particolari esigenze e di costruzione di relative proposte da presentare alla scuola. Un esempio è il progetto “FamilyM’app: famiglie in rete nato da un gruppo di famiglie dell’area Adda-Martesana che, nei primi mesi dell’emergenza Covid-19, si è confrontata su come trovare modi innovativi per stimolare l’apprendimento e la partecipazione alla vita scolastica dei propri figli nonostante la chiusura in casa. Da quest’idea è stata costruita un’ applicazione per dispositivi mobili. Che consente a tanti genitori, ma anche a insegnanti ed educatori, di mettersi in contatto, condividere idee ed esperienze, conoscere gli eventi e le opportunità presenti nel territorio.

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L'applicazione “Family m’app” è dedicata alle famiglie con figli da 0 a 15 anni provenienti dai 28 comuni dell’area Adda-Martesana. Uno spazio online gratuito e gestito da operatori e genitori, in cui:

  • trovare informazioni per la conciliazione dei tempi di vita: notizie su scuola, servizi del territorio, occasioni per il tempo libero dei figli;
    ● condividere dubbi ed esigenze e ricevere supporto per lagestione delle criticità nella vita familiare;
    ● offrire competenze, risorse, buone pratiche e creare occasioni di scambio e di mutuo aiuto tra famiglie.

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Se le strade per essere un genitore “in dialogo” con la scuola sono diverse, quali accortezze utilizzare per approcciarsi alla comunità scolastica in modo efficace?

Occorre considerare scuola e famiglia non come entità indipendenti, ma come una “squadra”. Ogni “giocatore”, pur con le rispettive responsabilità, contribuisce all'obiettivo di favorire lo sviluppo di competenze utili allo studente per formarsi come cittadino. In questo modo, si crea un clima di collaborazione, in cui anche l’insegnante può essere più disponibile a raccogliere dai genitori esigenze e proposte, in quanto si lavora insieme per promuovere il benessere dei più piccoli.

Inoltre, occorre fondare questo dialogo con un approccio “progettuale”, per costruire con gli insegnanti e gli altri ruoli coinvolti un modo comune di leggere le competenze espresse dagli studenti, condividendo di obiettivi e di strategie educative comuni. Adottando questo approccio, si hanno degli “occhiali” comuni che consentono di “leggere” ciò che accade nella vita scolastica dello studente. Voti insufficienti, litigi con gli insegnanti, scarsa partecipazione alla vita della classe diventano tutti indicatori da monitorare. Per architettare insieme delle “mosse” per farle diventare occasione di crescita per i propri figli.

Le risorse sul territorio

Ancora, può essere utile approfondire la conoscenza delle risorse a disposizione. Sia da genitore che in altri ruoli (rappresentante, volontario di un’associazione) può essere utile conoscere i ruoli e i servizi da attivare di volta in volta per perseguire obiettivi educativi. In quest’ottica, tutti coloro che ruotano intorno alla comunità scolastica - sia i ruoli interni (come i gruppi di lavoro inclusione, le funzioni strumentali, gli organi collegiali) che quelli esterni (come i referenti locali delle politiche giovanili, i rappresentanti di associazioni o dei centri di aggregazione giovanile, o ancora o i responsabili dei servizi socio-sanitari territoriali) diventano potenziali interlocutori per promuovere il benessere dei ragazzi. A cui genitori e insegnanti possono portare proposte di collaborazione con la scuola, così come possono essere degli aiuti preziosi per alunni in particolare difficoltà o con bisogno di supporto.

In conclusione, se ci si muove in squadra

Condividendo criteri di lettura ed usando le risorse a disposizione, diventa possibile non solo favorire, ma soprattutto “ottimizzare” il dialogo tra genitori e scuola. Genitori e insegnanti, uniti verso una direzione comune, possono giocare un ruolo centrale nel creare un ambiente collaborativo. In cui bambini e ragazzi possano sentirsi partecipi e valorizzati, e che possa favorire il loro benessere e quello dell’intera comunità scolastica.

*testo a cura dello Staff di "Famiglia inForma", portale scientifico del progetto Family M'app

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