Cosa si intende per comportamento problema?
Per comportamento problema si intende comportamenti di intensità, frequenza o durata tali da mettere in pericolo la sicurezza fisica della persona o degli altri, o comportamenti che limitano seriamente l’accesso della persona a setting, attività, servizi ed esperienze comuni .
Perché un comportamento è considerato problema?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo rifarci alla definizione di Ianes (1992) ovvero si parla di un comportamento :
- È pericoloso per la persona, per altri o per l’ambiente (danno)
- Impedisce alla persona di apprendere abilità o di avere interazioni sociali (ostacolo)
- È inappropriato al contesto (stigma sociale)
Dobbiamo però tener presente che tali emissioni di comportamento hanno un intendo comunicativo, che vengono utilizzati dal bambino per controllare l’ambiente e raggiungere scopi diversi.
Su questo argomento è opportuno precisare che non è etico estinguere comportamenti inadeguati senza insegnarne nuovi che possono rendere efficace la richiesta di quel bisogno.
Un esempio di tali comportamenti possono essere le reazioni emotive eccessive in relazione a determinate situazioni, come:
- crisi di rabbia per frustrazioni
- opposizione sistematica alle richieste dell’adulto
- rigidità di certe abitudini e rituali.
Quali sono le funzioni?
Il comportamento problema può dunque avere diverse funzioni:
- ottenere qualcosa, per esempio attenzioni.
- evitare qualcosa, per esempio un compito.
- soddisfare un bisogno, comunicare un disagio.
Il comportamento problema deve essere sempre contestualizzato, in quanto non è mai esso stesso in senso stretto ad essere un problema, quanto invece lo è l’effetto che quest’ultimo ha nella complessa interazione del bambino con l’ambiente.
Come gestire un comportamento problema?
L’osservazione e l’analisi funzionale di tali comportamenti possono essere utili per cercare di capire che significato e che scopo ha in quella determinata situazione.
E’ necessario registrare attraverso l’osservazione e l’intervista con insegnanti e genitori e/o figure di riferimento, la tipologia di comportamento, il contesto in cui si è verificato, cosa è accaduto prima dell’insorgere del comportamento e cosa è accaduto dopo.
Un’analisi funzionale sistematica e attenta è necessaria per poi progettare degli interventi ad hoc che abbiano lo scopo di far estinguere il comportamento problema e/o sostituirlo con uno più funzionale all’adattamento.
In definitiva, un’attenta osservazione e l’analisi funzionale (ABC)sono strumenti che possono guidare la progettazione di un intervento mirato all’apprendimento e al rinforzo di strategie adattive più funzionali.
Per la natura di ciascun comportamento problema bisogna utilizzare delle alternative funzionali che possano sostituirli:
– se il comportamento problema ha come funzione la fuga dal compito, si possono proporre una gamma di compiti tra i quali il soggetto può scegliere;
– se la funzione fa riferimento alla richiesta di attenzione, si potrebbero proporre immagini delle persone con cui il soggetto potrebbe voler interagire, oppure una strategia funzionale per richiamare l’attenzione della persona desiderata;
– se la funzione è l’accesso a oggetti tangibili, si può offrire una scelta tra una varietà di oggetti gratificanti.
Quali sono i possibili interventi?
INTERVENTI REATTIVI: consistono nel manipolare le conseguenze di modo che, attraverso il comportamento problematico, non si possa accedere al rinforzatore che fino ad allora lo aveva mantenuto in vita.
INTERVENTI PROATTIVI: consistono nella manipolazione degli eventi antecedenti per insegnare al bambino un comportamento sostitutivo incompatibile o alternativo a quello problematico.
Quali quadri diagnostici presentano comportamenti problematici?
I disturbi del comportamento in età evolutiva coinvolgono tre categorie principali:
- disturbo da deficit d’attenzione/iperattività (adhd)
- disturbo oppositivo provocatorio (DOP)
- disturbo della condotta (DC)
Quali sono i possibili trattamenti?
La gestione, di bambini con disturbi del comportamento, da parte dei caregivers è estremamente faticosa, ed è necessario programmare un intervento che coinvolga tutti i contesti frequentati come scuola, casa e setting terapeutico.
È fondamentale l’adozione di tecniche cognitive comportamentali, attuate per ridurre e modificare tali comportamenti inadeguati, importante è il coinvolgimento dei genitori in tali protocolli terapeutici supportandoli con sedute di parent traning, con il compito di rendere consapevoli e fornire appositi strumenti per la gestione di situazioni problematiche.
Dott.ssa Antonella Mellino – psicologa, psicoterapeuta Centro Il Girasole Milano