Centro Medico Polispecialistico: perché si perdono i capelli e come si effettua il trapianto
La parola al Dottor Marco Castelli del Centro Medico Specialistico di Pozzuolo Martesana
Calvo è sexy? Pare assolutamente di sì, almeno secondo il tabloid britannico The Sun, che ha stilato addirittura una classifica dei “crani nudi” più cliccati nel web, con in testa a tutti il Principe William.
Tuttavia c’è chi proprio non vuole rinunciare al fascino della criniera e la testa glabra proprio non la vuole. Ecco così che il trapianto dei capelli, un tempo poco diffuso, sta riscuotendo un crescente successo fra il pubblico maschile, anche grazie alle nuove tecniche, sempre meno invasive.
Ne parliamo con il dottor Marco Castelli, specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, al Centro Medico Polispecialistico di via IV Novembre, a Pozzuolo Martesana.
Perché si perdono i capelli?
«Causa della perdita dei capelli è l’alopecia androgenetica tipica dell’uomo, si tratta di una condizione fisiologica, non di una patologia, per la quale il testosterone si lega ai recettori dei bulbi piliferi allungando la fase di riposo e involuzione rispetto a quella di crescita, ragion per cui i capelli progressivamente di indeboliscono e si diradano. Pur non trattandosi di una malattia, l’alopecia androgenetica può causare disagio sul piano psicologico».
Si può prevenire la caduta dei capelli?
«La caduta dei capelli si può rallentare assumendo determinati farmaci, come il Finasteride o il Menoxil. Queste sostanze andrebbero però assunte per tutta la vita e si comprende bene che è necessaria un’attenta valutazione medica del rapporto costi e benefici».
Come avviene il trapianto di capelli? Quali sono le tecniche utilizzate?
«Sono due le tecniche prevalentemente utilizzate. La “Fue” è quella più recente e meno invasiva: consiste nel prelievo dei bulbi nella parte occipitale della testa e nell’innesto sulla parte glabra, solitamente quella anteriore. La “Fut” invece è la tecnica tradizionale ed è decisamente più invasiva: viene prelevata una striscia di capelli praticando un’incisione da orecchio a orecchio e poi viene impiantata nella parte glabra. Necessitando di un’incisione è più traumatica».
Il trapianto è doloroso?
«L’intervento in sé non è doloroso, viene praticato in anestesia locale o con sedazione alla presenza dell’anestesista. Tuttavia si tratta di un intervento che richiede tempo, anche tre o quattro ore, quindi può creare qualche fastidio al paziente».
Vi sono controindicazioni al trapianto?
«Come per ogni intervento chirurgico va fatta un’attenta valutazione del caso, compresa un’anamnesi scrupolosa. Occorre accertare che non vi siano patologie concomitanti o che si assumano particolari farmaci che comportano controindicazioni all’intervento”»
Che percentuale di successo ha il trapianto?
«Dipende da caso a caso. Se la calvizie è totale si può ottenere un rinfoltimento, ma non si recupera la condizione originaria. E’ però possibile ripetere il trapianto successivamente».
Una volta fatto il trapianto, sono richieste cure particolari?
«Il paziente viene sottoposto a controlli periodici e, se necessario, a tecniche di biostimolazione del cuoio capelluto, oltre a una terapia di supporto con il Finasteride. Si può anche valutare l’opportunità di ripetere il trapianto nel corso degli anni sulle zone glabre».
Chi lo richiede prevalentemente?
«Per la maggior parte si tratta di maschi dai vent’anni in su, anche oltre i sessanta. La fascia più numerosa è quella di età compresa fra i trenta e i cinquanta. Le donne sono invece una minoranza, in genere si tratta di un diradamento. Stiamo invece assistendo all’aumento dei casi in conseguenza del Covid, come effetto del Long Covid».
Che costi ha il trapianto?
«Ancora una volta si valuta il singolo caso, la finestra va in genere dai duemila ai seimila euro».
Anche per il trapianto di capelli sono molte le offerte a prezzi ridotti all’estero… ci si può fidare?
«Come per la chirurgia plastica in generale, anche nel caso del trapianto di capelli il turismo sanitario all’estero, soprattutto in Turchia, è diffuso: bisogna però essere certi di affidarsi a operatori competenti e a strutture sanitarie adeguate, anche dal punto di vista igienico. Inoltre se ci si affida a una struttura all’estero è molto improbabile seguire il necessario follow up. Peggio ancora se si presentano complicanze. Se a fronte di un risparmio economico mettiamo a repentaglio la nostra salute, non conviene».