Realtà virtuale e salute mentale: applicazioni, potenzialità e limiti
Le applicazioni presentate dai referenti del dipartimento dell'Asst Melegnano Martesana
La tecnologia informatica, ampiamente diffusa nella nostra società sia a livelli ludici sia a livelli comunicativi, ma anche specificatamente tecnici, ha una forza e un impatto notevoli, al punto che anche in Salute mentale si è pensato di sviluppare con queste tecnologie di avanguardia interventi più personalizzati ed ecologici, ovvero vicini al significato reale che assumono nella quotidianità.
La Realtà virtuale
Tra queste nuove tecnologie informatiche, la realtà virtuale (Vr) da area di gioco sta emergendo sempre più come uno strumento innovativo e promettente nella riabilitazione neuropsichiatrica grazie alla sua capacità di creare ambienti immersivi, controllabili e personalizzati. La Vr è stata particolarmente studiata nel trattamento dei disturbi d’ansia, fobie, disturbo post-traumatico da stress (Ptsd) e schizofrenia.
La simulazione di scenari realistici può essere utilizzata per migliorare le capacità cognitive, motorie ed emozionali dei pazienti con disturbi neurologici o psichiatrici, facilitando il recupero attraverso esperienze interattive e progressive. Inoltre, la Vr permette di monitorare in tempo reale le prestazioni dei pazienti, migliorando la personalizzazione delle terapie e l'aderenza ai trattamenti. Superati gli iniziali pregiudizi culturali di diffidenza e paura di essere sostituiti come operatori, i nuovi strumenti tecnologici si stanno rivelando potentissimi ausili alla cura della Salute mentale.
L'uso della Vr nella riabilitazione
Uno dei dati più evidenti della ricerca è che l'uso della Vr nella riabilitazione migliora la neuroplasticità, favorendo quindi un recupero più rapido e duraturo delle funzioni compromesse. Inoltre, la Vr offre una soluzione pratica per l'accesso alla riabilitazione domiciliare, con benefici per la continuità terapeutica e la riduzione dei costi sanitari, diminuendo la necessità, in particolari situazioni, di un’esposizione in vivo non sempre facile o adeguatamente gestibile.
Per quanto riguarda i disturbi d'ansia e le fobie, con la Vr si può organizzare un'esposizione graduale e controllata agli stimoli che causano paura, migliorando la desensibilizzazione e la gestione delle reazioni emotive rispetto ai trattamenti tradizionali. Questo approccio può ridurre in modo significativo i sintomi, aumenta la resistenza al ritorno della paura, favorisce un empowerment espositivo.
La Vr si configura quindi come un «ponte» che avvicina all’obiettivo finale e lo fa in termini "ecologici", avendo quindi un impatto sul corpo e sull’esperienza stessa. Nel trattamento del Ptsd, la Vr consente ai pazienti di rivivere in modo sicuro e controllato eventi traumatici, facilitando un’elaborazione emotiva più profonda rispetto alle tecniche convenzionali, favorendo una riduzione dell'intensità dei sintomi e un miglioramento del benessere emotivo.
Schizofrenia e recupero cognitivo
Anche nei soggetti affetti da schizofrenia la Vr rappresenta un potente strumento di recupero cognitivo, in particolare della cognizione sociale e delle funzioni cognitive globali. In uno studio del 2021 la riabilitazione cognitiva basata su Vr completamente immersiva ha mostrato risultati promettenti nell'affrontare i deficit cognitivi. L'ambiente virtuale consente la simulazione in modo controllato e personalizzabile di scenari reali, favorendo lo sviluppo di abilità come la memoria, l'attenzione e le funzioni esecutive. Inoltre, la formazione alla cognizione e all'interazione sociale basata sulla realtà virtuale (Vr-Scit) ha dimostrato di migliorare il funzionamento sociale, un'area cruciale spesso compromessa nella schizofrenia. Uno studio recente ha mostrato che l'approccio basato su Vr migliora il coinvolgimento dei pazienti e l'aderenza al trattamento, grazie agli elementi interattivi e gamificati. I risultati hanno mostrato miglioramenti nella percezione sociale e nella flessibilità cognitiva, essenziali per le interazioni quotidiane.
Complessivamente, la Vr sembra essere un'aggiunta valida ai trattamenti riabilitativi psichiatrici tradizionali, offrendo un approccio immersivo e personalizzabile che può amplificare i benefici terapeutici. In particolare lavora nella direzione di aumentare la tolleranza alla frustrazione, la cognizione sociale, la regolazione emotiva, la comunicazione, sfruttando alcuni elementi centrali e costitutivi di questo mezzo (gamification, challenging), che lo rendono particolarmente attrattivi, fruibile e immediato, facilitando quindi la compliance e l’aderenza al trattamento, specie dell’utenza più giovane, particolarmente sensibile alle nuove tecnologie informatiche.
L'applicazione nell'Asst Melegnano Martesana
In questa cornice evolutiva, il Dipartimento di Salute mentale e delle Dipendenze di Asst Melegnano e Martesana ha voluto raccogliere la sfida e l’occasione innovativa che la Vr ci offre, implementando i suoi programmi di cura con l’acquisizione di due software di cognitive remediation, che prevedono l’utilizzo di visori per la realtà virtuale. I software, all’utilizzo dei quali gli operatori sono stati debitamente formale, nello specifico sono due. Il primo, Cerebrum, è un’app di Vr per la riabilitazione cognitiva che prevede 30 esercizi in più di 80 scenari, immersivi negli ambienti della vita quotidiana (casa, ufficio, giardino, supermercato, aereo). Il secondo, Mindfall, è un’escape room in Vr, originariamente nata come «gioco» per il team building aziendale, che si è scelto di esportare anche in ambito di salute mentale, poiché consente una maggiore interattività tra i partecipanti, che possono risolvere i compiti in gruppo, stimolando la comunicazione, la cooperazione e il coinvolgimento tra i partecipanti.
Tutto quanto descritto avviene comunque all’interno di una relazione terapeutica in un programma di cure integrato, in cui il clinico, il riabilitatore, l'équipe curante nel suo complesso utilizzano la tecnologia come setting, come uno strumento, sempre comunque mediato dalla conoscenza, dalla professionalità e dalla relazione di cura e alleanza terapeutica.
Ringraziamo per l'articolo il dottor Federico Durbano (direttore Sc Psichiatria Martesana e direttore del Dipartimento Salute mentale e dipendenze dell’Asst), la dottoressa Alice Giombelli (TeRp) e la dottoressa Silvia Carnevali (psicologa).