Laparoscopia 2.0: con la fluorescenza si opera meglio e con tempi di ripresa più brevi
Il dottor Fabio Pietro Paladino, direttore del reparto di Chirurgia generale dell’ospedale di Cernusco sul Naviglio e Vaprio d’Adda, ci parla della laparoscopia, tecnica chirurgica che è fortemente progredita negli ultimi decenni
Il dottor Fabio Pietro Paladino, direttore del reparto di Chirurgia generale dell’ospedale di Cernusco sul Naviglio e Vaprio d’Adda, ci parla della laparoscopia, tecnica chirurgica che è fortemente progredita negli ultimi decenni e che permette di affrontare la maggioranza degli interventi sull’addome con una minima invasività, riservando l’approccio tradizionale, con ampie incisioni, a casi particolari.
Laparoscopia 2.0: l'evoluzione della tecnica si vede
E’ ormai possibile trattare in grande sicurezza, nei centri con elevata esperienza, patologie come i tumori dell’intestino colon e retto (secondo tipo di neoplasia in assoluto più diffusa in Italia), la calcolosi della cistifellea, le appendiciti, le ernie addominali di vario tipo e molte altre malattie.
La metodica prevede l’inserimento in addome di sottili strumenti, di cui uno è una telecamera, con i quali è possibile condurre le operazioni sugli organi in modo similare a quanto avviene con l’incisione nella chirurgia ad addome "aperto", anzi con caratteristiche di maggior precisione in quanto le immagini vengono riprodotte su ampi monitor con un effetto molto dettagliato dei tessuti e della anatomia del paziente.
Un sistema a fluorescenza
La tecnologia più evoluta attualmente disponibile, in dotazione anche alla sala operatoria dell’ospedale di Cernusco, permette di operare con dispositivi ad altissima risoluzione (3D e 4K) e con il sofisticato sistema a fluorescenza; i dettagli percepiti dal chirurgo sono decisamente superiori rispetto a quelli visibili a occhio nudo.
In particolare la fluorescenza sfrutta la capacità della telecamera di visualizzare, con visione vicina all’infrarosso, una sostanza fluorescente (verde di indocianina, una sostanza innocua che in caso di necessità viene iniettata), normalmente non percepibile dall’occhio umano.
Ciò permette di apprezzare meglio nella chirurgia dei tumori la buona vascolarizzazione dei tessuti, di riconoscere più facilmente alcune strutture anatomiche e di localizzare con precisione le ghiandole linfatiche potenzialmente sede di metastasi: un beneficio analogo a quanto avviene per il pilota di un aereo con la navigazione mediante gli strumenti di bordo, che aiuta nei casi di scarsa visibilità per maltempo.
I vantaggi della metodica laparoscopica
La metodica laparoscopica presenta quindi considerevoli vantaggi, come la riduzione significativa del dolore postoperatorio, un migliore risultato estetico e una più rapida dimissione ospedaliera. Per esempio nella maggioranza degli interventi per calcolosi della cistifellea, la dimissione è possibile e sicura già dopo una sola notte di degenza.
Ulteriore e non trascurabile vantaggio è la minore frequenza di comparsa di ernie postoperatorie (chiamate laparoceli, dovute a cedimenti delle cuciture della parete addominale) negli anni successivi all’intervento.
Cosa può succedere dopo l'operazione
E’ necessario chiarire che non sempre un intervento può essere concluso con l’approccio laparoscopico; vi sono casi in cui il quadro anatomico rende necessario proseguire con una incisione tradizionale dell’addome.
Nonostante la chirurgia laparoscopica determini generalmente conseguenze minori rispetto alla chirurgia tradizionale, possono comunque manifestarsi, pur in assenza di complicazioni, dei disturbi postoperatori caratteristici.
Nelle prime 24 ore vi possono essere modesti dolori in corrispondenza delle piccole ferite o alle spalle o alla base del collo, a causa del gas (anidride carbonica) utilizzato per effettuare la laparoscopia; inoltre nelle prime settimane dopo l’intervento vi può essere un po’ di gonfiore addominale, dovuto a stress – benché lieve - della muscolatura.