Calcolosi alla cistifellea: sintomi, diagnosi e soluzioni al problema
L'articolo scritto dal direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia generale degli ospedali di Cernusco sul Naviglio e Vaprio d’Adda, il dottor Fabio Pietro Paladino

Finire «sotto i ferri» può spaventare, ma ci sono certe situazioni in cui tergiversare può comportare complicazioni che si sarebbero potute evitare con un’operazione chirurgica. Un esempio è la patologia trattata nella rubrica di questa settimana dal direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia generale degli ospedali di Cernusco sul Naviglio e Vaprio d’Adda, il dottor Fabio Pietro Paladino.
La calcolosi alla cistifellea
Nella popolazione italiana almeno una persona su dieci è affetta da calcolosi della cistifellea. E’ un poco più frequente nel sesso femminile e nelle persone sovrappeso e non deve essere confusa con la calcolosi renale. Poiché si tratta di una patologia così diffusa, è molto importante che vi sia una adeguata informazione sull’argomento.
Oltre la metà dei portatori di calcoli non manifestano disturbi per molti anni.
Le complicazioni
I pazienti che hanno sintomi hanno un rischio di sviluppare complicazioni gravi molto più elevato rispetto a chi non ne ha mai riscontrati. Per questo motivo le linee guida scientifiche indicano di sottoporre a intervento chirurgico solo i pazienti che hanno sviluppato anche un solo sintomo episodico e di mantenere invece monitorati nel tempo coloro che non hanno mai presentato alcun sintomo (controlli che vengono effettuati attraverso una ecografia annuale).
Il sintomo di maggior riscontro è la colica biliare che si manifesta principalmente come dolore nella parte superiore dell’addome, della durata anche di qualche ora con insorgenza dopo il pasto, con incostante irradiazione sottocostale destra, talora protratta sino alla zona sotto la scapola destra. Meno frequente è il dolore esclusivamente localizzato al di sotto del costato destro; spesso è presente anche nausea e vomito.
Vi possono essere poi disturbi molto meno specifici, come mal di testa che insorge dopo il pasto, difficoltà digestive soprattutto dopo aver ingerito alimenti ricchi di grassi (ad esempio fritture, soffritti, uova, formaggi e pizza), nausea e vomito non accompagnati da dolore. Questi ultimi disturbi di per sé non devono essere considerati inequivocabilmente sintomi che giustificano un intervento chirurgico, potendo essere determinati da altre disfunzioni o malattie gastrointestinali, ma devono comunque destare l’attenzione ed essere approfonditi con adeguati esami diagnostici.
Esami per diagnosticarla
La diagnosi si basa sulla ecografia addominale che, nella quasi totalità dei casi, riesce a rilevare la presenza dei calcoli, simili a piccole pietre delle dimensioni di alcuni millimetri sino a qualche centimetro, oppure depositi simili a sabbia all’interno della colecisti. Oltre alla ecografia, una volta rilevata la presenza di calcoli, è importante eseguire degli esami del sangue per verificare la funzionalità del fegato.
In casi molto particolari, a questi esami deve essere poi aggiunta una risonanza magnetica senza utilizzo di mezzo di contrasto venoso (ColangioRM). La calcolosi della cistifellea può provocare complicanze anche gravi, come la colecistite acuta con peritonite, l’ostruzione delle vie biliari con blocco della funzionalità del fegato (la cute e la parte bianca degli occhi divengono giallognoli), la pancreatite acuta e, fortunatamente in casi rarissimi, il tumore della cistifellea o un blocco intestinale.
L'intervento chirurgico come soluzione
L’intervento, risolutivo e ben tollerato, consiste nell’asportazione della cistifellea e nella stragrande maggioranza dei casi è condotto in laparoscopia, attraverso piccole incisioni sull’addome con una rapida ripresa postoperatoria e dimissione dopo una notte di degenza. Solo in un modesto numero di pazienti l’operazione può risultare più complessa e qualche volta si rende necessario eseguire una incisione addominale (laparotomia). La probabilità di dover affrontare un intervento più complesso aumenta in caso si siano già manifestate complicanze come la colecistite acuta.
Per tale motivo è opportuno affrontare l’intervento chirurgico non appena si manifestano i primi disturbi, senza troppo tergiversare.
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