"Vietato vestirsi e atteggiarsi da prostituta? Vogliamo evitare lo sfruttamento delle persone"
L'Amministrazione di Cassina de' Pecchi ha replicato alle accuse sollevate in merito al nuovo Regolamento di polizia urbana.
"Vogliamo impedire lo sfruttamento delle persone sul nostro territorio": Così l'Amministrazione di Cassina de' Pecchi ha replicato alle accuse sorte riguardo al dettato del nuovo Regolamento di polizia urbana, che vieta di vestirsi e atteggiarsi come una prostituta.
Il regolamento deve essere approvato in Consiglio
Il documento deve essere discusso e approvato venerdì 30 aprile 2021 in Consiglio comunale. Quindi non è ancora in vigore ed è passibile di modifica. Certo è che ciò che vi è inserito esprime l'orientamento della maggioranza e sull'articolo 23 si è scagliato Andrea Maggio (della lista Uniti per Cassina), che ha promesso battaglia in aula ritenendolo un sopruso.
"L'intento è chiaro. Non ci sono discriminazioni"
"È fuori di dubbio che (l'articolo 23, ndr) ha un unico scopo, recepire all’interno del Regolamento di polizia urbana del nostro Comune una norma avente ad oggetto quanto è già legge in Italia, ovvero il divieto di sfruttare e/o favorire la prostituzione - si legge in una nota del Municipio - Maschile e femminile. Nessuno ha mai parlato di minigonne o vestiti femminili da vietare. È davvero stucchevole la pochezza di chi ha volutamente stravolto il significato della nostra proposta a scopi meramente politici. Ogni donna come ogni uomo può circolare vestita o vestito come desidera sul nostro territorio: ciò che la legge vieta è il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione".
"Strumentalizzazione politica"
Chiarito che l'obiettivo della maggioranza è la lotta allo sfruttamento delle persone, la sindaca Elisa Balconi ha accusato apertamente chi ha sollevato l'argomento di voler sfruttare il caso unicamente per fini politici.
"Rimango basita che non ci fosse già prima una simile norma nel nostro Regolamento - ha sostenuto - Infine, le discussioni politiche si fanno in aula, non sui social. Se l’articolo 23 è così aberrante, come qualcuno vuol lasciar intendere, come mai nessuno dei consiglieri di opposizione che hanno sollevato la polemica su media e social ne ha chiesto lo stralcio? Come mai la proposta di Regolamento è stata depositata e consegnata a tutti i consiglieri il 14 aprile scorso, ma nessuno di quelli che si sono lamentati sui social e sui giornali ha invece protocollato ufficialmente proposte di emendamento? Come mai questa sterile e ignobile polemica è nata solamente a seguito delle infelici esternazioni di un assessore che comunque ha chiarito la propria posizione (che nulla ha a che vedere con questo Regolamento) e che ha chiesto scusa?"