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Consiglieri e comunità pastorale di Cassina scrivono al premier per la pace a Gaza

Tutte le forze politiche cittadine hanno scelto di inviare alla premier Meloni e al ministro Tajani una nuova missiva per chiedere la fine del conflitto tra Israele e la Palestina

Consiglieri e comunità pastorale di Cassina scrivono al premier per la pace a Gaza
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Dopo la lettera inviata dai sindaci italiani e partita dalla Martesana che chiedeva al Governo Meloni di farsi parte attiva nel condannare il genocidio di Gaza e nel lavorare verso la pace, anche Cassina prende posizione. Lo fa con una missiva simile, inviata alla premier Giorgia Meloni e al ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottoscritta dall'intero Consiglio comunale e dalla comunità pastorale.

La lettera per la pace a Gaza

Dopo le polemiche che avevano fatto seguito la decisione da parte della sindaca Elisa Balconi di non sottoscrivere la lettera dei sindaci italiani , con una dura reprimenda da parte da alcune forze di minoranza, la politica cassinese ha scelto di prendere posizione e lo ha fatto redigendo una propria missiva da inviare ai massimi organi del Governo italiano.

L'orrore per la tragedia che si sta consumando a Gaza da quasi due anni alla fine ha messo tutti d'accordo. L'intero Consiglio Comunale e la Comunità Pastorale a Cassina hanno deciso, unanimi, di scrivere alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani affinché facciano tutto ciò che è in loro potere per fermare i massacri a Gaza e per riaprire completamente i varchi al passaggio dei convogli umanitari

si legge nel comunicato diramato dalle minoranze Si Può, La Svolta e Cammino Comune

Questa iniziativa si allinea con quanto fatto da moltissimi Comuni d'Italia che hanno inviato analoghe lettere di recente. Siamo felici che anche Cassina abbia preso una posizione netta in favore della tutela dei diritti umani. La situazione a Gaza è da molto tempo insostenibile: decine di migliaia di morti, di cui almeno un terzo bambini; la popolazione stremata da due anni di bombardamenti; quasi nessuna casa in piedi e la popolazione costretta a vivere in ripari di fortuna tra le macerie; gli operatori sanitari che si trovano a operare senza farmaci e materiali; il 70% delle persone senza accesso all'acqua potabile; la fame che sta portando a tanti morti quotidianamente a causa dell'assenza o dell'estrema scarsità di cibo, dovuta al blocco dei convogli umanitari.
Davanti a tanto orrore, si è arrivati a un testo condiviso che sarà inviato a Palazzo Chigi.

 

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