Sesto abbandona il museo dei martiri dell'antifascismo

La Giunta Di Stefano decide per l'uscita dall'Istituto Cervi: "Inutile e troppo lontano"

Sesto abbandona il museo dei martiri dell'antifascismo
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Sesto abbandona il museo dei martiri dell'antifascismo. E' inutile ("non sono state attivate iniziative o attività compartecipate dall'adesione") e troppo lontano ("la distanza tra le sedi degli enti non consente azioni comuni o rivolte alla cittadinanza di Sesto"). Con queste motivazioni il Comune di Sesto San Giovanni, Medaglia d'oro al Valore militare per la Resistenza, ha cancellato la propria adesione all'Istituto Alcide Cervi, che ha sede a Reggio Emilia e che gestisce l'omonimo museo. Museo allestito all'interno della casa dove abitavano i sette fratelli Cervi, martiri dell'antifascismo arrestati il 25 novembre 1943 e fucilati trentatré giorni dopo da repubblichini e nazisti.

La decisione della Giunta di Centrodestra

La decisione è stata presa nei giorni scorsi dalla Giunta di Centrodestra guidata dal sindaco forzista Roberto Di Stefano. E arriva a pochi giorni di anticipo dal Viaggio nella democrazia, che Anpi e Aned organizzeranno domani, sabato, a 95 anni esatti di distanza dalla Marcia fascista su Roma del 28 ottobre 1922. Il tutto, però, "fatti salvi i valori rappresentati nello statuto" dell'istituto, impegnato nella "promozione e realizzazione di attività scientifiche e culturali che interessano la storia e la civiltà contadina". Inoltre l'ente lavora per la valorizzazione del ruolo avuto dai contadini nella "lotta antifascista e nella Resistenza".

L'adesione risaliva al 2003, sotto la Giunta Oldrini (Ds)

L'adesione all'Istituto Alcide Cervi (creato nel 1975) era stata deliberata nel 2003, dall'allora Giunta guidata dal primo cittadino Ds Giorgio Oldrini. Fino all'anno scorso, il Municipio di Sesto San Giovanni aveva versato regolarmente la propria quota associativa, pari a circa 700 euro l'anno. Tra i soci fondatori dell'istituto ci sono la Confederazione italiana agricoltori e l'Anpi. Tra i soci ordinari, invece, si contano anche tre presidenze di Consiglio regionale (Emilia Romagna, Piemonte e Campania) e decine di Amministrazioni comunali sparse per l'Italia.

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