Violenza sulle donne: in arrivo un’App per contattare i centri sul territorio

Nel primo semestre del 2018 si sono rivolte ai centri antiviolenza 7.213 donne, mentre il 2017 si era chiuso con 5892 richieste.

Violenza sulle donne: in arrivo un’App per contattare i centri sul territorio
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Violenza sulle donne: in arrivo un App per contattare i centri sul territorio. I dati parlano chiaro: nel primo semestre del 2018 si sono rivolte ai centri antiviolenza 7.213 donne, mentre il 2017 si era chiuso con 5892 richieste.

Violenza sulle donne: arriva un’App

Un’App per facilitare il contatto fra le donne vittime di violenza e i centri antiviolenza. La presenterà a breve l’assessore alle Politiche per la famiglia, Genitorialità e Pari opportunità della Regione Lombardia, Silvia Piani, come ha annunciato chiudendo, presso l’Ordine dei Medici
chirurghi e odontoiatri di Milano, la Tavola rotonda sulla “violenza alle donne”.

App e nuovo piano

“L’App – ha spiegato Piani – permetterà alle donne di trovare in tempo reale il centro antiviolenza più vicino a loro, dove poter ricevere un aiuto immediato e sarà collegata al sito regionale “Non sei da sola”.
L’assessore ha anche confermato che a breve cominceranno i lavori del nuovo Piano quadriennale antiviolenza “che dovrà essere sempre più attuale e più rappresentativo della realtà”.

I dati del primo semestre

Piani ha poi anticipato i dati del primo semestre 2018: le donne che hanno avuto un primo contatto coi Centri antiviolenza lombardi sono state 7.213. Sono state 5.892 in tutto il 2017.

“Quest’anno – ha spiegato Silvia Piani – ci aspettiamo dunque un aumento esponenziale dei numeri, che potrebbero raddoppiare rispetto all’anno scorso. Per questo è importante favorire l’autonomia economica delle donne, poiché l’aspetto finanziario è necessario per farle uscire dal contesto familiare in cui si verificano le violenze”.

Formazione di medici e professionisti

“Ecco perché la formazione dei professionisti che si occupano di violenza contro le donne – ha concluso l’assessore Piani – come medici di base, avvocati e personale delle Forze dell’ordine, è fondamentale: spesso sono loro il primo contatto delle donne maltrattate. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica è inoltre essenziale per garantire l’emersione dell’intero fenomeno e favorire la fuoriuscita dal contesto di violenza”.

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