"Truffa da 2,5 milioni di euro usando le criptovalute", promoter di Brugherio a processo
Una ventina i risparmiatori che hanno dovuto dire ai propri fondi: alcuni si sono costituiti parte civile
L’esca era quella dell’arricchimento facile, o presunto tale, con il sistema e gli investimenti nelle criptovalute, il "denaro digitale". Ma in realtà, almeno secondo le accuse della Procura di Monza, era solo una truffa che avrebbe fruttato almeno due milioni e mezzo di euro, ai danni di una ventina di risparmiatori (tredici si sono costituiti parte civile) che hanno visto sparire i loro soldi.
"Truffa milionaria con le criptovalute"
A processo è finito un 61enne di Brugherio, con l’accusa di truffa in concorso con altri soggetti rimasti ignoti. La prima udienza si è tenuta in settimana al Tribunale di Monza. L’uomo avrebbe indotto in errore un gruppo di risparmiatori (sono 22 le parti offese indicate negli atti del procedimento penale), "sulla possibilità di effettuare investimenti e di acquistare prodotti finanziari (in seguito risultati fittizi) attraverso operazioni da eseguire su piattaforme virtuali, in realtà non abilitate a operare in Italia".
I presunti complici non identificati
Il tutto assieme ad altri complici non identificati (noti solo come "John Neddini", "Roan Mayer" e "Paolo Benetton"), con i quali avrebbe accumulato "un ingiusto profitto" pari ad almeno 2.439.000 milioni di euro. La vittime sono privati cittadini, alcuni dei quali sono arrivati a versare anche 100mila euro. Gli avvocati dell’imputato, contestando le accuse, hanno anche sollevato l’incompetenza territoriale del Tribunale brianzolo, in quanto il presunto reato e gli incontri con gli investitori si sarebbero tenuti in un ristorante di Milano.