Beccati dalla Gdf

Truffa allo Stato da 16 milioni di euro: trasformavano finti crediti fiscali in monete sonanti

Richiesti i domiciliari per i 3 soggetti responsabili del raggiro. Sequestrati beni per in valore di 7 milioni di euro.

Truffa allo Stato da 16 milioni di euro: trasformavano finti crediti fiscali in monete sonanti
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Una truffa ai danni dello Stato per un valore di circa 16 milioni di euro. Questo quanto scoperto dalla Guardia di Finanza di Milano al termine di un'indagine che ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare ai danni di tre soggetti. In corso sequestri di beni per 7 milioni di euro.

Truffa ai danni dello Stato

I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Milano Anna Calabi e d'urgenza dal Pm Paolo Nicola Filippini, i quali hanno richiesto gli arresti domiciliari nei confronti di tre persone che hanno messo in piedi un elaborato sistema per truffare lo Stato e ottenere denaro in maniera fraudolenta.

Nell'ambito dell'indagine, che rappresenta l'epilogo di una più ampia operazione denominata "New job" che aveva già portato al sequestro di disponibilità finanziarie per oltre 9 milioni di euro, vende indagate ulteriori 43 persone fisiche e 17 giuridiche a cui vengono contestati profili di respo0nsabilità amministrativa.

Un giro di F24 fasulli a società non operative

L'innovativo meccanismo truffaldino messo in piedi dai tre soggetti ruotava intorno l'emissione di F24 fasulli da parte di società non operative che richiedevano all'Agenzia delle Entrate versamenti  in compensazione tramite crediti di natura tributaria e previdenziali inesistenti , tra cui il "credito per famiglie numerose". Versamenti che venivano fatti a quattro fondi pensione e 109 enti bilaterali con sedi in tutto il territorio nazionale.

La truffa prevedeva la riscossione dei crediti tramite rimborso delle somme da parte di queste società non operative che ne facevano richiesta ai fondi e agli enti giustificata dalla commissione di "errori" nella richiesta di accredito in loro favore. Come emerso dalle indagini le imprese convolte non avevano neanche personale alle dipendenze tale da giustificare simili versamenti.

Tradotto in parole povere, il raggiro era ai danni dello Stato che "compensava" i crediti versando le somme ai fondi e alle banche indicate. I truffatori, fingendo un errore nelle procedure di richiesta si facevano quindi consegnare il denaro contante dagli stessi enti di credito che avevano ricevuto  le compensazioni dallo Stato-

Somme richieste che in complesso ammontavano a circa 16 milioni di euro.

Nella truffa figuravano anche ignari professionisti

Il meccanismo fraudolento, inoltre, era strutturato alla perfezione. Per aggirare l'incombenza del visto di conformità sui modelli F24, i truffatori utilizzavano i codici fiscali di ignari professionisti, alcuni dei quali persino deceduti, in maniera tale da ottenere il via libera all'utilizzo dei crediti posti in compensazione.

L’indagine si colloca nell’ambito della più ampia operatività della Guardia di Finanza volta al contrasto di gravi fenomenologie fraudolente in grado di generare enormi profitti illeciti in capo ai soggetti responsabili, in danno dell’Erario, con il costante obiettivo di tutelare la finanza pubblica e contribuire alle prospettive di ripresa e di rilancio dell’economia del Paese.

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