Tribunale

Terrorista islamico "salvato" dalla Riforma Cartabia: annullata condanna a 8 anni

Le motivazioni della sentenza della Corte d'assise d'appello di Milano sul caso del foreign fighter scappato da Vimodrone per arruolarsi nell'Isis

Terrorista islamico "salvato" dalla Riforma Cartabia: annullata condanna a 8 anni
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Aveva abbandonato la Martesana e Vimodrone per imbracciare le armi e diventare un soldato dell’Isis. Nel 2017 era stato condannato a 8 anni di pena per terrorismo internazionale. Peccato che di lui si siano perse le tracce dal 2019, nel caos legato alla caduta dello Stato Islamico e alla sua cattura da parte delle forze di liberazione nazionale sostenute da una coalizione guidata dagli Stati Uniti.

Scappò per arruolarsi nell'Isis, annullata condanna per terrorismo

A quasi un decennio dalla sua fuga, la Corte d'assise d’appello di Milano ha deciso di annullare il verdetto di primo grado, applicando la Riforma Cartabia nella sua parte dedicata alle procedure di notifica e ai casi in cui i processi vengono svolti in assenza degli imputati. Il tutto senza che la Procura generale si sia opposta.

Era apparso in tv dicendosi "pentito", poi era risparito nel nulla

Monsef El Mkhayar aveva 23 anni quando si allontanò dalla comunità Kayros di Vimodrone fondata da don Claudio Burgio. Potrebbe essere morto, ancora detenuto in Siria oppure disperso. Da qui l’impossibilità di notificargli gli atti e procedere in sua assenza.
Quattro anni fa il suo volto (capelli cortissimi e senza barba) era apparso anche in tv. Dichiaratosi pentito di essersi arruolato nell’Isis, il foreign fighter aveva annunciato la volontà di tornare in Italia. Poi più nulla, solo silenzio.

Le motivazioni della sentenza della Corte d'assise d'appello

Nei giorni scorsi sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di secondo grado. E la Corte ha accolto le eccezioni presentate dall'avvocato d'ufficio di El Mkhayar, Gianpaolo Di Pietto.

"Affinché un processo svoltosi in assenza dell’imputato possa considerarsi conforme è indispensabile che l’imputato abbia avuto una conoscenza effettiva e non meramente formale" del procedimento penale a suo carico. Nel caso specifico, invece, c’è stata la "totale inconsapevolezza: non sa di essere stato a suo tempo attinto da una misura cautelare, di essere stato rinviato a giudizio e di essere stato condannato in primo grado. Né ha avuto modo di prendere contatti diretti con il difensore d’ufficio", con quest’ultimo che non sa effettivamente dove il suo assistito si trovi al momento.

Ed è su questi aspetti evidenziati dal giudice che si è inserita la Riforma Cartabia.

Il servizio completo nell'edizione della Gazzetta della Martesana in edicola e nell'edizione sfogliabile online per smartphone, tablet e Pc da sabato 27 gennaio 2024.

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