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Sgominata banda dedita allo sfruttamento della prostituzione FOTO E VIDEO

Il bilancio di un'operazione condotta dai Carabinieri Saronno che ha sgominato una banda dedita allo sfruttamento della prostituzione.

Sgominata banda dedita allo sfruttamento della prostituzione FOTO E VIDEO
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Sette persone arrestate, un circolo privato adibito abusivamente a night club e tante giovani donne liberate da un incubo.

Le indagini

I carabinieri della Compagnia di Saronno hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Monza, su richiesta della procura della Repubblica di Monza, nei confronti di sette persone (di cui sei  in carcere e una agli arresti domiciliari), ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Al centro dell’indagine, condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Saronno, vi era la gestione illecita di un nightclub di Varedo (MB). L’attività investigativa è stata avviata a seguito di un intervento dei carabinieri di Saronno che hanno soccorso una giovanissima ragazza del luogo, trovata alcuni mesi fa in stato di shock nella sua abitazione. La ventenne raccontò in maniera confusa di essere stata violentata e di essere stata costretta ad assumere droghe e alcol. Il racconto era poco chiaro e in parte contraddittorio, anche se la vittima appariva comunque fortemente provata. I carabinieri, partendo dal contenuto di quella denuncia, poi parzialmente smentita nel corso delle indagini, hanno indagato sui luoghi frequentati dalla ragazza, sui suoi contatti e sulle abitudini, scoprendo che era inserita in un giro di giovanissime donne, alcune italiane e altre straniere, che “lavoravano” presso il circolo privato Smeraldo di via Terni a Varedo, di fatto gestito abusivamente come night club, all’interno del quale esercitavano la prostituzione. Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di una vera e propria associazione dedita alla consolidata, sistematica e duratura attività di reclutamento, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione nei confronti  di una pluralità di donne, in prevalenza straniere e in condizioni di bisogno o indigenza.

La gerarchia della banda

Il sodalizio criminale era dotato di una propria organizzazione di persone, denaro, forniture e mezzi, compresi beni mobili ed immobili, e di una precisa ripartizione dei ruoli; perseguiva il proprio programma criminoso secondo modalità ed automatismi collaudati, esercitando in forma imprenditoriale le varie attività illecite all’interno dei locali. I promotori dell’associazione erano un 74enne ed un 47enne di origini calabresi (padre e figlio, residenti rispettivamente nelle province di Lecco e di Monza Brianza). Inoltre, destinatari delle misure, anche un 49enne residente in Brianza ritenuto il gestore degli affari per conto dei due congiunti,  una 28enne, compagna del più giovane dei promotori, considerata l’intestataria/prestanome di conti correnti e aziende riconducibili alla gestione del locale notturno, attraverso i quali veniva riciclato il denaro di provenienza illecita,  un albanese, gestore di fatto del locale,  un italiano ed un albanese che avevano il ruolo di accompagnatori delle ragazze (si occupavano di trasportarle dalle loro dimore sino al locale e viceversa a inizio e fine serata).

Lo sfruttamento della prostituzione

La banda  approfittava dello stato di necessità in cui versavano le ragazze straniere per offrire loro lavoro e poi costringerle a prostituirsi. Il locale, che era ufficialmente un circolo privato (al quale anche le ragazze risultavano associate, regolarmente tesserate e mai assunte), organizzato abusivamente come un vero e proprio locale di intrattenimento notturno, si trovava al piano terra di un capannone industriale di via Terni. Vi si accedeva da un ingresso ricavato all’interno di un ristorante che riportava la medesima insegna. Al suo interno vi erano locali privée, una sala bar ed una cosiddetta VIP Room (una stanza con al centro una grande vasca idromassaggio, all’interno della quale si consumavano rapporti sessuali). Gli incassi per ogni serata ammontavano a migliaia di euro. La particolarità degli ingressi consisteva nel fatto che l’accesso non era totalmente libero, ma bisognava essere conosciuti dai gestori o accreditati dai clienti abituali.
Durante l’operazione eseguita dai carabinieri della Compagnia di Saronno, coadiuvati da quelli delle province di Monza Brianza, Milano, Como, Lecco e Alessandria, è stato sottoposto a sequestro preventivo l’intero immobile sede del nightclub. E quando è scattato il blitz dei carabinieri l’attività era in pieno fermento e in totale inosservanza delle norme sull’emergenza sanitaria in corso.

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