processo

Sfondò con un furgone il cancello della caserma per protestare contro l'arresto del figlio: condannata a 3 anni e 6 mesi

I fatti sono avvenuti a gennaio a Sesto San Giovanni. Ora è arrivata la sentenza.

Sfondò con un furgone il cancello della caserma per protestare contro l'arresto del figlio: condannata a 3 anni e 6 mesi
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Furibonda per l'arresto del figlio, si era messa alla guida di un furgone e aveva sfondato il cancello della caserma dei Carabinieri. Ora è stata condannata a 3 anni e 6 mesi di reclusione.

Sfonda il cancello della caserma per protestare contro l’arresto del figlio

I fatti risalgono alla sera di  lunedì 13 gennaio 2020. La notte di follia inizia alle 2 in via Masaniello a Sesto San Giovanni, dove una pattuglia del Norm  ferma  un 25enne che si trovava in sosta con la sua auto a bordo strada. Il giovane, però, alla vista dei militari, scende dall'auto e si dà alla fuga a piedi. Viene però poco più tardi rintracciato dai Carabinieri e portato in caserma a Sesto.    Qui i militari  scoprono che era stato espulso dall’Italia e non avrebbe potuto stare qui per cinque anni. A quel punto scatta la denuncia e la chiamata ai familiari per avvisarli dell’accaduto.

L'arrivo dei parenti in caserma

Il giovane, dunque,  chiama  casa per avvisare e chiedere di essere raggiunto in caserma per ricevere alcuni effetti personali. Poco più tardi arrivano la mamma, la moglie e la sorella minorenne. Le tre donne lasciano al piantone una borsa con dei vestiti ed escono dalla caserma, salendo su un furgone. Alla guida c’è la madre, 52 anni, che inizia a “sfanalare” con gli abbaglianti, prima di pigiare sull’acceleratore e lanciarsi a tutta velocità contro il cancello, sfondandolo. Inevitabile per lei l’arresto per distruzione di opere militari, e anche la multa per eccesso di velocità.

Il processo

Dopo che in un primo momento il Tribunale del riesame di  Milano aveva escluso la configurabilità dell articolo 253 del codice penale ( sabotaggio o distruzione di opere militari), oggi, lunedì 2 novembre 2020, la donna è andata a processo con rito abbreviato. Il Gup, però, ha riconosciuto la contestazione del reato  e condannato l'imputata alla pena di  anni 3 e mesi 6 reclusione.

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