In Tribunale

Sanzioni Usa per i suoi rapporti con la Russia: imprenditore fa causa ai ministeri

Il titolare di un'azienda di Brugherio ha trascinato davanti al Tar diversi dicasteri per poter visionare dei documenti riservati

Sanzioni Usa per i suoi rapporti con la Russia: imprenditore fa causa ai ministeri
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In questi giorni in cui le cronache internazionali sono ancora monopolizzate dal vertice bilaterale in Alaska tra i presidenti statunitense e russo Donald Trump e Vladimir Putin, il fronte di guerra ucraino ha visto un suo particolare versante brugherese. In questo caso specifico, però, la battaglia è stata esclusivamente legale, a carte bollate. Ma non per questo meno dolorosa, almeno per colui che l’ha promossa, visto quanto riportato in una recentissima sentenza del Tar del Lazio.

Le sanzioni a un'azienda brugherese finiscono al Tar

L'amministratore di una società con sede a Brugherio è uno dei pochi imprenditori italiani sottoposti a sanzioni dagli Stati Uniti per i presunti rapporti economici e commerciali con la Russia. La notizia del suo inserimento nella black list da parte del Dipartimento del Tesoro americano era emersa a settembre 2024, sul finire dell’Amministrazione Biden. Secondo quest’ultima, avrebbe eluso le sanzioni occidentali alla Federazione russa tramite una triangolazione Brugherio-Pechino-Mosca, intrattenendo rapporti commerciali con società cinesi. E ciò ha comportato un divieto di esportazione negli Stati Uniti e in dollari per l’azienda brugherese, che conta una decina di dipendenti. Piccola sì, ma altamente specializzata nella produzione di avanzati strumenti di misurazione dei parametri chimico-fisici della acque, in grado di operare fino a 7mila metri di profondità.

Trascinati in aula diversi ministeri

L'imprenditore ha citato in giudizio il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, l’Unità per le autorizzazioni di materiali di armamento, i dicasteri dell’Economia, della Difesa e dell’Interno e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Ma cosa è accaduto?

La contestata triangolazione Brugherio-Pechino-Mosca

A partire dal 2022, funzionari alle dipendenze della Presidenza del Consiglio hanno iniziato a eseguire diversi accessi alla sede dell'azienda, alla ricerca di informazioni relative a vendite effettuate in Cina e in particolare a una presunta operazione di esportazione che sarebbe stata messa in atto dalla società brugherese e che, sempre secondo la ricostruzione, "avrebbe indotto a prefigurare una diversione dei materiali esportati tramite una triangolazione verso società/enti russi connessi con programmi sensibili", si legge negli atti.

Nell’ottobre 2023, l’Autorità nazionale Unità per le autorizzazioni di materiali di armamento (Uama) comunicò di essere in possesso di "elementi di informazione relativi a un’operazione di esportazione" che avrebbe violato un regolamento europeo. Nello specifico, si sarebbe trattato di una sonda oceanografica.

L'inserimento nella black list

Successivamente, a seguito appunto delle indagini delle autorità italiane, l’Office for foreign assets control del Dipartimento del Tesoro statunitense inserì la società brugherese e il suo amministratore nella Specially designated nationals and blocked persons list (Sdn list), per aver ceduto una propria sonda a una società cinese, la quale avrebbe poi deviato la stessa in Russia.

"L’iscrizione nella Sdn list da parte dell’Ofac ha avuto ripercussioni drammatiche per la società e per la vita del suo stesso amministratore unico», hanno scritto i legali dell'amministratore, con "drammatici risvolti e irreparabili conseguenze non solo economiche". Da qui la volontà dell’imprenditore di poter acquisire quei documenti diventati la "causa" dell’avvio dell’iter sanzionatorio statunitense, salvo però ottenere a marzo 2025 un diniego.

Motivo? Gli stessi sono stati classificati come "top secret".

La questione finita al centro del processo

Questo "niet" avrebbe leso il suo diritto di difesa. Per questo aveva deciso di presentare un ricorso al Tar del Lazio, per ottenere l’annullamento del diniego e poter quindi acquisire quei documenti. Tuttavia il Tribunale l’ha vista diversamente.

"La classificazione 'riservato' è attribuita a informazioni, documenti, atti, attività o cose la cui diffusione non autorizzata sia idonea ad arrecare un danno agli interessi della Repubblica", si legge nella sentenza con la quale è stato respinto il ricorso e sono state compensate le spese di lite tra le parti, vista la peculiarità della vicenda.

A chiederne l’esibizione può essere solo l’Autorità giudiziaria.

"Nel caso di specie, la ricorrente non ha impugnato alcun atto lesivo basato sulla predetta documentazione riservata ed emesso dalla Pubblica amministrazione italiana, ma ha esercitato l’azione in via esplorativa per ottenere l’ostensione di atti solo ipoteticamente posti alla base di un provvedimento emesso da un’autorità amministrativa di un altro Stato (ossia gli Stati Uniti, ndr). Conseguentemente non sussistono i presupposti per l’ostensione. In secondo luogo, deve rilevarsi che la valutazione circa il collegamento della documentazione in questione con la politica estera e la sicurezza nazionale è connotata da discrezionalità amplissima, essendo la materia dell’esportazione degli armamenti riconducibile alla gestione delle relazioni diplomatiche ai massimi livelli".

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