Riforma della sanità Lombardia c'è anche chi dice "no"
Non tutti i medici di medicina generale vedono di buon occhio i nuovo sistema della presa in carico.
La presa in carico del paziente cronico è uno dei punti fondamentali della nuova Riforma della sanità in Lombardia. C’è chi ha sposato la linea, chi invece si è messo in posizione di forte contrasto. Anche tra i medici di medicina generale, ossia coloro che per primi sono chiamati a prendersi cura dei malati.
Riforma della sanità un "sistema inutile"
La presa in carico si concretizza nella scelta di un gestore (il medico di base o un ente accreditato), nella sottoscrizione di un patto di cura per il rispetto del Piano assistenziale individuale. L’adesione è facoltativa, e la scelta spetta solo al paziente cronico interessato.
«La maggioranza dei medici di famiglia non ha accettato il ruolo di gestore - hanno spiegato un gruppo di dottori che hanno deciso di rendere pubblica la loro posizione in merito alla riforma - Noi crediamo che si sia messo in piedi un sistema inutilmente complesso e confuso. L’apparente snellimento delle prenotazioni delle prestazioni si paga con un aumento delle stesse, con una riduzione della qualità e con una pericolosa spersonalizzazione del rapporto medico-paziente».
Chi non aderisce
Non è obbligatorio aderire al nuovo sistema della presa in carico. «Se il paziente non sceglie un altro gestore, il proprio medico rimane il titolare unico delle prescrizione di esami, farmaci e della cura e conduzione delle patologie croniche - hanno proseguito - Se il paziente dovesse scegliere un gestore diverso, invece, deve sapere che la struttura prescelta assumerà il ruolo di gestore unico della sua patologia sostituendo di fatto il proprio medico curante. Pertanto sia per la prescrizione di accertamenti diagnostici sia per la ripetizione dei farmaci continuativi, gli assistiti non potranno più rivolgersi al medico di base, ma alla struttura».
Una trovata elettorale?
«La riforma regionale ci appare più come una fumosa trovata elettorale, di scarsa efficacia - hanno aggiunto - Al fine di una sanità equa e di qualità, riteniamo sia prioritario il rafforzamento dell’assistenza territoriale investendo risorse nei medici condotti, nelle strutture ambulatoriali territoriali, nell’assistenza domiciliare».
Quindi hanno voluto ribadire un concetto che, a volte, passa in secondo piano. «Nessuno può obbligare un paziente a scegliere un gestore estraneo alla medicina generale e, men che meno, a prezzo della messa in discussione del rapporto e della relazione di fiducia con il proprio medico curante - hanno concluso - A ogni buon conto il rischio di un’esclusione dei medici di base dalla cura dei propri pazienti affetti da patologie croniche, ad esempio a vantaggio di organizzazioni privati che ne traggono profitto, può essere evitato da parte degli assistiti esercitando la propria libertà di scelta nei confronti del nuovo modello proposto ».