Raffineria di droga in centro a Carugate, in tre patteggiano
Fino a cinque anni di pena per i "produttori" al vertice dell'organizzazione
Un sistema ben oliato che ruotava attorno a diversi immobili in pieno centro a Carugate: un appartamento in via Bertarini (trasformato in "raffineria" e nel quale, con presse, frullatori e altri macchinari veniva tagliata la cocaina e l’eroina), due box (nella stessa strada, alcuni civici più lontano, e in via Clemente Alberti, che fungevano da magazzini) e un’altra casa, in via Mattei, dove invece venivano soprattutto custoditi i contanti. Come pure avveniva per un altro immobile in via Santa Rita, dove uno dei fermati risiedeva. Un modo per "limitare i danni" in caso di blitz da parte delle Forze dell’ordine, tenendo divisi la "roba" e i soldi.
L'operazione dei Carabinieri
A distanza di mesi dall'operazione dei Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano che a febbraio 2023 aveva portato allo smantellamento di un'organizzazione dedica alla produzione e allo smercio di sostanze stupefacenti, i tre uomini considerati al vertice del gruppo hanno patteggiato pene fino a 5 anni. Si tratta di un 48enne e un 46enne, fratelli di origine albanese, che erano stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare assieme al cugino di 33 anni, che risultava essere domiciliato proprio nell’appartamento usato come "cassaforte".
I grandi quantitativi di droga
L’inchiesta era scattata quando la scorsa primavera i Carabinieri intercettarono un carico di quattro chilogrammi di eroina e due di cocaina. Un blitz che aveva fatto emergere il sospetto che sotto ci fosse qualcosa di grosso, ossia un gruppo ben rodato e capace di far circolare fiumi di droga. Da qui la decisione di avviare una serrata indagine fatta di pedinamenti, intercettazioni e controlli dall’alto, per registrare gli spostamenti dei sospettati anche tramite l’utilizzo di droni che in più occasioni hanno ripreso i futuri destinatari dell’ordinanza mentre si muovevano nel dedalo di stradine del centro per raggiungere il "covo" di via Bertarini.
L'appartamento trasformato in "raffineria"
Dentro l’appartamento "raffineria" (attivo almeno da ottobre 2019) sono stati rinvenuti 9,8 chilogrammi di hashish, 1,9 di marijuana, quasi uno di cocaina e 85 grammi di eroina, ma la presenza di ben 26 chili di sostanza da taglio (paracetamolo e caffeina) ha fatto subito pensare che in prospettiva questi quantitativi dovessero essere rivisti al rialzo. E non di poco. Ogni chilo di cocaina veniva pagata dal gruppo tra i 25mila e i 28mila euro.
Gli immobili carugatesi erano stati presi in affitto da proprietari italiani, anche per mezzo di un’agenzia immobiliare, all’oscuro dell’utilizzo illecito che il gruppo ne faceva. Il tutto tramite contratti più o meno regolari, non sempre registrati all’Agenzia delle entrate. Ma i pagamenti per l’utilizzo venivano puntualmente erogati. Per spostare i carichi di droga usavano diversi veicoli anche di grossa cilindrata (Audi, Bmw e Mercedes), intestati a prestanome e dotati di compartimenti nascosti per celare lo stupefacente che si spostava in lungo e in largo in tutto il Settentrione, oltre a telefoni cellulari criptati per cercare di non essere intercettati.
I primi verdetti
Nell’ordinanza, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza aveva evidenziato l’elevato pericolo di fuga dei coinvolti, alcuni dei quali formalmente senza una dimora fissa. Erano inoltre dediti a regolari viaggi anche all’estero. Da qui la necessità delle misure cautelari. Ora i primi verdetti.