La decisione

Processo "Hydra" contro le tre mafie: il Comune non si costituisce parte civile

L'Amministrazione comunale di Cologno Monzese ha scelto di rimanere fuori dal procedimento apertosi nell'aula bunker del carcere di Opera

Processo "Hydra" contro le tre mafie: il Comune non si costituisce parte civile
Pubblicato:

Gli indagati che hanno sfilato nell’aula bunker del carcere di Opera sono stati 143. Numeri che raccontano come l’inchiesta "Hydra" sia seconda, per vastità e capillarità nell’ultimo decennio, solo a "Infinito".

La maxi udienza dell'inchiesta Hydra

Martedì 20 maggio 2025 si è tenuta la prima udienza preliminare del maxi procedimento giudiziario figlio dell’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che ha fatto luce su quella che è considerata una rete criminale unificata tra Cosa Nostra, ’ndrangheta e Camorra. L’indagine ha portato alla luce un ipotetico "sistema mafioso lombardo", attivo tra le province di Milano e Varese, composto da elementi ritenuti affiliati a diverse famiglie mafiose.

Il gup è stato chiamato a decidere sull’ammissione al processo di tutti gli imputati, per i quali i pubblici ministeri, insieme al procuratore capo Marcello Viola, hanno avanzato la richiesta di rinvio a giudizio. Alcuni sono stati presenti fisicamente a Opera, altri, invece, in quanto sottoposti a misure cautelari, hanno presenziato a distanza in videoconferenza.

Il filone colognese

Giancarlo Vestiti, 57 anni, dall’11 marzo (a seguito della sua scarcerazione) si trova agli arresti domiciliari a Cologno Monzese, con braccialetto elettronico, in via Tintoretto, ospitato dalla sua convivente. Ritenuto dagli inquirenti al vertice del clan Senese di Camorra, per i pm è una figura centrale nel gestire gli affari e nella "commissione di una serie di delitti in materia di armi e munizionamento, traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, riciclaggio e intestazioni di società, in maniera diretta o indiretta", reinvestendo i fondi del clan in vari settori.

Il tutto partecipando a summit, ricostruiti dai Carabinieri e dalla Dda in due anni di indagini, ai quali erano presenti anche membri delle altre organizzazioni criminali, pure nei locali di una società di abbigliamento con sede a Cambiago, la Starline Moda di viale delle Industrie, che il colognese avrebbe acquisito per un credito vantato. Il tutto "mettendo a disposizione dell’associazione la propria sfera relazionale politico-imprenditoriale, accrescendo il cosiddetto 'capitale sociale' dell’organizzazione mirando all’infiltrazione nel tessuto economico-sociale lombardo", hanno evidenziato dalla Dda.

I figli di Vestiti, Eduardo Maria e Marika, 27 e 25 anni, anche loro colognesi, sono invece detenuti rispettivamente nelle case circondariali di Tolmezzo e Piacenza, mentre l’ex compagna Daniela Sangalli, originaria di Carugate, è indagata a piede libero. Tutti e tre sono ritenuti suoi collaboratori ed emissari, soprattutto nel periodo durante il quale era recluso, partecipando anche in prima persona (nel caso del figlio) a estorsioni finalizzate a mettere le mani su una società specializzata nel noleggio di veicoli.

La brutale aggressione

Il "calibro" e il modus operandi di Vestiti senior emergono con chiarezza nella ricostruzione di un pestaggio di gruppo avvenuto all’interno della Starline Moda di Cambiago. Era il 2020 e negli uffici della società era stato convocato un imprenditore taglieggiato, che doveva al colognese e ad altri suoi sodali circa 15mila euro. In quell’occasione Vestiti colpì la vittima con pugni e calci, anche anche alla testa, continuando pure quando l’imprenditore era ormai a terra. In un altro episodio agli atti, il 57enne aveva "convinto" il titolare di un’azienda a cedere uno dei suoi rami per coprire un debito di oltre 40mila euro.

Nell’inverno tra il 2020 e il 2021 il colognese era in carcere, ma l’operazione venne seguita "a distanza" dando indicazioni all’allora compagna Sangalli.

"Digli che gli taglio la capa - queste le parole intercettate durante un colloquio registrato a San Vittore - Con me non dici proprio niente... Perché ti entro dal c..o e ti esco dalla bocca. Augurati che non esco".

Il Comune di Cologno Monzese non è parte civile

Regione Lombardia (anche pungolata al Pirellone dal Movimento Cinque Stelle) e Wikimafia (tramite il suo avvocato, il consigliere metropolitano Marco Griguolo, presidente della Commissione speciale antimafia di Palazzo Isimbardi), solo per fare due esempi, hanno fatto richiesta di costituzione di parte civile. Non ha fatto lo stesso, invece, l’Amministrazione comunale di Cologno Monzese. Ma non perché non ci abbia pensato.

"Abbiamo avviato delle valutazioni per capire se come ente fossimo titolati a farlo - ha detto il sindaco Stefano Zanelli - A livello politico e personale, avremmo fatto richiesta senza alcun problema. Dal punto di vista legale, invece, non vorremmo che i giudici la rifiutassero. In questo caso, la nostra richiesta respinta sarebbe potuta diventare una sorta di boomerang e controproducente a livello anche comunicativo".

Alcuni imputati sono sì colognesi, ma per l’accoglimento deve essere dimostrato il danno specifico per il territorio comunale. C’è poi l’eventuale danno d’immagine per l’ente, ma anche in questo caso l’Amministrazione Zanelli temeva la "fumata nera".

"Ciò non significa che sottovalutiamo i rischi e il problema delle infiltrazioni mafiose", ha aggiunto il primo cittadino. Agli attacchi politici nei confronti di persone che possono essere, più o meno, considerate vicine e affini ad alcuni imputati, Villa Casati preferisce un’altra strategia, fatta invece di azioni costruttive, collettive e (si spera) efficaci a livello di coscienze.

L'incontro con Ambrosoli per la Giornata della legalità

"Con Avviso pubblico, Libera e Libera casa contro le mafie di Cologno organizziamo ogni anno almeno cinque appuntamenti fissi di sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza e ai ragazzi - ha sottolineato sempre Zanelli - Stiamo lavorando, inoltre, alla costituzione di un Comitato per la legalità all’interno del quale chiameremo anche personalità che lavorano sul campo, ogni giorno, contro le organizzazioni criminali".

Proprio ieri, venerdì 23 maggio 2025, in occasione della Giornata della legalità, l'Amministrazione ha invitato nel palazzetto dello sport di via Volta (pieno di giovani studenti) l'avvocato Umberto Ambrosoli, che ha ricordato la storia di suo padre Giorgio e della sua missione (nella foto). Prima ancora è stato reso omaggio al cippo davanti a Villa Casati che ricorda i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

"Un'occasione unica e fondamentale per ricordare, ancora una volta, il coraggio di chi ha dato la vita per difendere la giustizia e combattere l'illegalità", hanno sottolineato dal Municipio.

Regione Lombardia e Wikimafia entrano nel processo

Tornando al processo Hydra, "è certamente positivo che la Regione condivida con noi i presupposti di gravità che riguardano quella che è una delle più importanti inchieste antimafia degli ultimi anni nel Nord Italia - ha dichiarato Paola Pollini, consigliere regionale M5S e presidente della Commissione antimafia - Riteniamo costituirsi parte civile un dovere, oltre che permette di accedere a informazioni cruciali su modalità, settori e soggetti coinvolti, per costruire strumenti di contrasto più efficaci".

Dello stesso avviso Griguolo.

"Come Wikimafia abbiamo chiesto la costituzione, che spetterà al giudice ammettere, per i 47 indagati con il capo 1 d’imputazione, l’associazione a delinquere di stampo mafioso - ha spiegato - La mole di coinvolti farà entrare questo procedimento nella storia giudiziaria della criminalità organizzata: le sinergie tra Cosa Nostra, ’ndrangheta e Camorra erano presenti anche sul finire degli anni Ottanta. Quindi è un qualcosa che torna: avremmo sperato che non accadesse".

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali
Podcast Adda Martesana: Storie di successo