Prendono a scopate un operaio, nei guai una "casalinga disperata" e la madre 70enne

Una querelle condominiale rischia di diventare un caso giudiziario importante. E' successo a Filago.

Prendono a scopate un operaio, nei guai una "casalinga disperata"  e la madre 70enne
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Prende a scopate un operaio, arrestata casalinga disperata 50enne.  La sua unica colpa? Stava aggiustando un camino per conto del vicino di casa con il quale aveva litigato.  Così per una “casalinga disperata” 50enne dell’Isola, sono scattati gli arresti domiciliari. Denunciata anche la madre 70enne. E’ successo a Filago.

Arrestata 50enne di Filago

E’ nata come una scaramuccia tra vicini di casa, ma è finita con un arresto e la disposizione dei domiciliari la brutta vicenda che ieri ha visto protagonista una “casalinga disperata” di Filago. Sono dovuti intervenire i carabinieri di Brembate.

Lite con il vicino

Da tempo si trascinavano gli alterchi e le incomprensioni su alcuni lavori da eseguire per mettere in sicurezza una canna fumaria posizionata in un’area condominiale. Era stata interessata anche l’Ats ed il Comune di Filago che aveva anche emesso un’ordinanza per far sistemare quel camino irregolare. Ma lei, proprio, non ne voleva sapere.

Denunciata anche la madre

Per questo, in preda ad un vero e proprio raptus, la donna se l’è presa con l’operaio incaricato di eseguire i lavori. Oltre ad un bastone, la donna avrebbe inoltre utilizzato anche un manico di scopa. Denunciata a piede libero in concorso nel reato anche la madre della casalinga, un’anziana 70enne. Inoltre, la 50enne arrestata, la madre 70enne ed il figlio della casalinga, un 27enne, sono stati tutti quanti denunciati a piede libero per concorso di persone in resistenza a Pubblico Ufficiale.

Operaio in ospedale

L’operaio aggredito, 47 anni, è dovuto ricorrere alle cure mediche: visibili sul corpo i segni delle bastonate subite. Su disposizione del PM di turno, la 50enne è stata temporaneamente ristretta ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida. Liberata, è stata rinviata a giudizio per ottobre. La sua versione è però molto diversa.

La versione della donna

“Prima di tutto va detto che quei lavori eravamo noi stessi ad averli chiesti” ha spiegato. “Volevamo però certezze a proposito della sicurezza nel cantiere e sul fatto che fossero realizzati a regola d’arte”. La lite sarebbe quindi cominciata quando l’operaio al lavoro per eseguire l’ordinanza si sarebbe rifiutato di interrompere i lavori. “Ho preso il manico di una scopa, di quelli vuoti e di plastica, pesanti non più di qualche grammo, e ho percosso non lui ma l’impalcatura su cui stava lavorando” è la versione della donna. “E sono stata anche minacciata. Segni sul corpo dell’operaio? Impossibile. E a quanto mi risulta non c’è nemmeno un referto medico agli atti”.

 

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