Il caso

Piscina chiusa a Melzo: la società ha chiesto il concordato preventivo

La società che ha in gestione la piscina ha subito le difficoltà legate al periodo emergenziale e alle chiusure obbligate. Si teme per il futuro.

Piscina chiusa a Melzo: la società ha chiesto il concordato preventivo
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La piscina a Melzo resta chiusa, come avviene in tutto il resto dello Stivale nel rispetto del Dpcm firmato da Giuseppe Conte. A far la differenza, però, è l'istanza di concordato preventivo che Sport Management ha presentato al Tribunale di Verona.

Piscina chiusa, ombre sul futuro?

A sollevare la questione è stato il Partito Democratico dopo che è venuto a conoscenza della richiesta da parte della società che ha in gestione il Centro natatorio del concordato preventivo. Ma che di cosa si tratta?  Non è altro che una procedura concorsuale del diritto fallimentare italiano cui può ricorrere un’azienda o una società che sta affrontando un periodo di crisi e che non riesce a far fronte alle spese ordinarie. Per dirla in parole spicce, si chiede al Tribunale di avviare un procedimento di salvaguardia dell’attività, garantendo un percorso di recupero delle risorse attraverso la cessione di patrimonio o dell’intera attività al fine di poter mettere il ricavato a servizio dei creditori.

Le preoccupazioni del Pd

A fronte di ciò il Pd ha chiesto all'Amministrazione rassicurazioni sul presente e sul futuro della piscina. In particolare i Dem vogliono sapere se ci sono gli estremi per proseguire nell'erogazione del servizio una volta che l'emergenza sarà superata, se ci saranno ripercussioni sulla concessione pluriennale data dal Comune e sul mutuo stipulato per la sistemazione del centro.

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