Il caso

Parla il negoziante del cartello shock contro il premier Conte: "Non volevo, chiedo scusa"

Marco Dominelli aveva esposto un cartello nel suo negozio di Cernusco sul Naviglio in cui si augurava la fine del premier. Dopo la reprimenda della influencer Selvaggia Lucarelli, ha subito insulti e minacce di morte.

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Chiede scusa Marco Dominelli, 60 anni a marzo, esercente storico di Cernusco sul Naviglio. Sabato 16 gennaio 2021 alla vigilia dell'ennesima chiusura dei negozi imposta dal Governo, aveva esposto un cartello con la scritta "L'unica speranza è che muoia Conte". Un'uscita infelice che ha scatenato il finimondo.

Cartello shock contro Conte

Dominelli gestisce un negozio di abbigliamento in città dal 1995. "Avevo esposto il cartello sabato alle 12.30 e alle 15 l'avevo rimosso, perché avevo capito che era una battuta troppo forte - ha spiegato - Poi però domenica mattina Selvaggia Lucarelli lo ha ripreso in un suo post e da lì è nato un vero putiferio". Le persone si sono scatenate contro di lui. Sulla pagina Facebook dell'esercizio, ai commenti di riprovazione per il fatto che non ci si deve augurare la morte di nessuno, si sono aggiunti insulti, giudizi pesantissimi e persino intimidazioni.

Minacce di morte

"Ho ricevuto minacce di morte, telefonate anonime in cui mi dicevano che mi avrebbero bruciato il negozio, mi hanno augurato ogni sorta di male - ha spiegato l'esercente - Ho dovuto cancellare la pagina Facebook e probabilmente dovrò cambiare anche numero di telefono. Ovviamente non voglio la morte fisica di Giuseppe Conte.  Sono credente e non fanno parte di me questi sentimenti. Era una battuta, di cui mi scuso, per sperare in quella politica. La nostra situazione è drammatica".

Nuova zona rossa

Aperture a singhiozzo, una stagione dei saldi interrotta quando appena era iniziata, spese da sostenere comunque (come l'affitto) e un futuro quantomai incerto non fanno trascorrere sonni tranquilli agli esercenti. "Qualche collega mi ha espresso vicinanza - ha ripreso Dominelli - Ovviamente non per il cartello, ma per la disperazione che voglio esprimere. Ho ancora in negozio la merce invenduta di marzo. Ho da ordinare la collezione per la nuova stagione: se la prendo devo pagare e non so se posso venderla, se non la prendo c'è una penale. Perché anche i fornitori sono in difficoltà e hanno dei dipendenti che hanno messo in cassa integrazione. E' una catena. Capisco che la situazione è difficile, ma non non possiamo sapere da un giorno con l'altro se saremo aperti o meno e per quanto. Ora c'è il lockdown, ma non si sa fino a quando".

 

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