"Papà, sono ricoverata col Covid di terzo grado: mi servono 10mila euro"
Hanno colpito ancora, e con maggior accuratezza, i truffatori che da mesi vessano l’Adda Martesana: nei giorni scorsi ci hanno provato a Melzo, con più famiglie dello stesso condominio
Provano a truffare una coppia di genitori 70enni a Melzo "rispolverando" il Covid: "Servono 10mila euro".
"Papà, sono ricoverata col Covid di terzo grado"
Hanno colpito ancora, e con maggior accuratezza, i truffatori che da mesi vessano l’Adda Martesana: nei giorni scorsi ci hanno provato a Melzo, con più famiglie dello stesso condominio.
Devono aver osservato e curato due 70enni residenti in uno degli appartamenti, e si sono impegnati a imparare nei minimi particolari orari e abitudini, memorizzando i nomi dei figli e anche cercando di imitare la loro voce. Così sono entrati in azione.
Hanno chiamato sul telefono di mia mamma con un numero anonimo. Una donna affermava di essere me e, come mi hanno raccontato i miei genitori, imitava perfettamente la mia voce e la mia tonalità. Si comportava anche come me, poiché ha detto la tipica frase che dico io al telefono a mia madre: “Passami papà”. Cosa che avevo ripetuto loro la mattina stessa, poiché mi avevano clonato la carta di credito e dovevo bloccarla, chiedendo l’aiuto di mio padre.
ha raccontato la figlia della coppia di 70enni, che abitano vicino al centro.
Ha detto che avevo spento il telefono e che chiamavo dal San Raffaele. Che ero malata, (coincidenza incredibile perché ho avuto tosse e raffreddore nei giorni scorsi), e avevo bisogno del supporto dell’ossigeno. Hanno detto che avevo il Covid di “terzo grado” e che stavo molto male. Per questo i medici dovevano curarmi con delle medicine costosissime, che dovevano ordinare dalla Svizzera e che costavano in totale ben diecimila euro. Ha chiesto ai miei genitori di procurarseli in contanti.
Hanno riattaccato il telefono e sono corsi all'ospedale
L’agitazione per i due però era ormai troppa, per questo nemmeno di fronte alla richiesta assurda hanno messo in dubbio quanto detto.
Mio padre, agitatissimo, ha risposto che non li aveva sul momento tutti quei soldi e la donna ha detto che andavano bene anche oro e gioielli, come braccialetti e collane. Sono la loro unica figlia femmina che vive da sola, la loro preoccupazione ha prevalso sulla lucidità. Così si sono agitati: hanno riagganciato il telefono e senza pensarci si sono precipitati subito in auto e sono usciti dal box, dirigendosi verso il San Raffaele.
ha proseguito la figlia.
Non hanno fatto in tempo a sentire, per fortuna, l’ultima parte del piano dei truffatori. Li aspettavano infatti sotto casa per arraffare tutto quello che di prezioso i miei avrebbero potuto avere. Hanno chiamato anche mio fratello che è andato con loro. Quando ho riacceso il telefono verso le 14, quel giorno, ho trovato tantissime chiamate e messaggi e in quel momento ho risposto proprio a mio fratello che mi ha chiesto a bruciapelo dove fossi. Ero semplicemente al lavoro e, una volta che mi hanno spiegato tutto, hanno capito di essere stati raggirati. Per i miei è stato un duro colpo.
La famiglia poi è tornata a casa, pensando che lasciando l'appartamento vuoto, i malviventi ne avessero approfittato.
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