Nel centenario di papa Giovanni Paolo II una serata di video e testimonianze
Una serata dedicata al santo padre con il ricordo di monsignor Gervasio Gestori, già prevosto di Melzo e collaboratore in Vaticano.
Cento anni fa nasceva Karol Wojtyla, papa Giovanni Paolo II. In un 2020 contrassegnato dal dolore, dall'emergenza, dalla malattia e dalla crisi, il Centro culturale Marcello Candia, Azione Cattolica, la Comunità pastorale San Francesco hanno deciso di guardare al santo padre per trovare il coraggio di ripartire. Una serata evento che ha saputo commuovere e far riflettere il pubblico presente ieri, venerdì 23 ottobre 2020, al Teatro Trivulzio di Melzo.
A cento anni dalla nascita di Giovanni Paolo II
Attraverso video originali dell'epoca, brani delle lettere scritte da Giovanni Paolo II, foto e ricordi gli organizzatori hanno voluto dedicare una serata al santo padre che durante il suo pontificato ha riscritto la storia della Chiesa, ma non solo. Un uomo capace di parlare con le persone, con i giovani, con le folle che incontrava nei suoi viaggi apostolici o nelle udienze a San Pietro. A guidare il pubblico in questo viaggio di fede Mario Gargantini del Centro culturale Candia e Massimo Pacini di Azione Cattolica.
La testimonianza di chi lo ha conosciuto
Il momento più atteso della serata è stata la testimonianza di monsignor Gervasio Gestori, già prevosto di Melzo tra il 1984 e il 1988, chiamato in Vaticano dove è diventato stretto collaboratore di papa Giovanni Paolo II. Attraverso le parole del vescovo sono rivissuti pensieri, ricordi, considerazioni legate al papa, ma anche all'uomo Karol Wojtyla.
Quando ho lasciato Melzo - con molti rimpianti - nel 1989 ho avuto modo di vederlo da vicino. La mia prima impressione fu di tenerezza, ma suscitava anche venerazione e commozione per la forza dello spirito di fronte alla debolezza del corpo. Un giorno, dopo un'udienza, mi sentii chiamare da lui e mi ricordo ancora le parole che mi disse: "Si ricordi che è difficile fare bene il bene", parole che mi sono rimaste scolpite nel cuore.
Il papa che pregava per l'umanità
Tra i ricordi di monsignor Gestori, uno in particolare ha colpito l'intera platea, emblema della profonda fede di Papa Giovanni Paolo II e della sua vicinanza al popolo di fedeli che guidava.
Mi è capitato di concelebrare con lui due volte nella cappella privata. Celebrava la Messa in ginocchio, assorto nella preghiera. Mi dissero che sotto il suo cuscino voleva che venissero messi tanti bigliettini: non erano altro che le intenzioni, le richieste, le benedizioni che la gente inviava in Vaticano per cui lui pregava quotidianamente.