Nei campi lungo l'Adda una "fabbrica" della droga: venti arresti
I Carabinieri di Vigevano hanno chiuso un'operazione iniziata nel 2019. In manette una banda che operava anche all'interno di una riserva di caccia a Truccazzano.
Nell'area naturale lungo l'Adda a Corneliano Bertario, frazione di Truccazzano, avevano allestito una vera e propria "fabbrica" della droga. Quella in Martesana era una delle basi di una banda sgominata dai Carabinieri di Vigevano al termine di un'indagine iniziata nel 2019. Sono state infatti emesse 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di 19 marocchini e un albanese oltre a una ordinanza di obbligo di dimora a carico di un cittadino marocchino da parte del Gip del Tribunale di Milano. Le ordinanze sono state eseguite nelle province di Milano, Bologna, Verona, Cremona, Como, Lecco.
Una "logistica" dello spaccio a Truccazzano
Tutto è iniziato nell'aprile 2019, quando i Carabinieri di Vigevano, nell'ambito dell'operazione Camel Light 1, avevano tratto in arresto un marocchino per l’illecita detenzione di 510 grammi di eroina, che stava trasportando per la cessione ad una batteria di spaccio in Lomellina. In tali circostanze veniva sequestrata anche una chiave, nascosta, unitamene alla sostanza stupefacente, all’interno del sedile lato passeggero dell’autovettura utilizzata per il trasporto.
Le successive attività di indagine hanno permesso di appurare che la chiave, sequestrata in quella operazione di servizio, apriva il cancello di una tenuta di caccia e area naturale sita a Truccazzano, utilizzata dal sodalizio criminale per “l’imbosco” di grandi quantitativi di sostanze stupefacenti. Le attività di indagine venivano proseguite dalla sola Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Vigevano, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.
La riserva di caccia, sita a ridosso del fiume Adda è costituita da decine di ettari di boschi, laghetti e corsi d’acqua di vario genere, alla quale vi si accede da tutti i lati. Un facile luogo dove nascondere lo stupefacente. L’accesso utilizzato dal sodalizio criminale era un cancello posto alle spalle del cimitero; in questo luogo lo stupefacente veniva miscelato con sostanze da taglio (anfetamine e caffeina) da un “chimico” specializzato, che era in grado di produrre vari tipi di stupefacente (tipo speed o eroina “rossa”) e confezionato poi con attrezzi artigianali tipo presse, pentole, in panetti normalmente da mezzo chilo.
Il modus operandi del sodalizio criminale
I Carabinieri della Sezione Operativa, con l’ausilio di strumenti tecnici e attraverso attività di osservazione e controllo si sono resi conto del modus operandi del sodalizio criminale, ovvero quello di nascondere nel bosco ingenti quantitativi di stupefacente; successivamente ponevano dello stupefacente confezionato in panetti da mezzo chilo (7-10 Kg alla volta) sotto i cipressi davanti al cimitero; a quel punto il capo o il coordinatore dava l’ordine ai “trasportatori” suoi complici di passare a prelevare lo stupefacente in macchina o in moto da distribuire ai loro spacciatori e ad altre batterie di spaccio, prevalentemente nei campi in Lombardia, Piemonte e Liguria.
Con il proseguo delle attività di indagine la Sezione Operativa ha dimostrato che:
- un sodalizio criminale di origine marocchina oltre a gestire in proprio due batterie di spaccio nei campi, una in Liguria ed una in Lombardia, riforniva altre batterie che “lavoravano” nelle Province di Alessandria, Genova, Bergamo, Lecco, Novara, Varese, Monza Brianza, Milano, Lodi, Pavia, Como, Massa Carrara e Cremona;
- un soggetto albanese importava lo stupefacente dall’Olanda e dalla Spagna, nascondendolo in camion per il trasporto di carne congelata, rivelatosi il fornitore principale del sodalizio di marocchini;
- gli indagati durante tutto il periodo di lockdown si sono spostati tra le province e regioni in sprezzo delle norme anti covid-19 precedentemente in vigore.
Il sequestro e il giro d'affari
Alla fine dell’attività sono stati sequestrati:
- Circa 23 chili di eroina di tipo speed e brown sugar;
- Circa 300 grammi di cocaina;
- Circa 35.600 euro in contanti;
- 210 franchi svizzeri in contanti;
- Due autovetture utilizzate per il trasporto della droga;
- Due presse artigianali, con relativi martinetti idraulici, per il confezionamento dei panetti;
- Due frullatori industriali per la lavorazione dello stupefacente;
- Innumerevoli telefoni cellulari;
- Bombole da campeggio e varie pentole utilizzate per miscelare l’eroina;
Il sodalizio investigato era in grado di immettere nel mercato degli stupefacenti a settimana 7-10 chili di eroina, per un giro di affari di 180mila euro e 2 chili circa di cocaina, per un giro d’affari di 80mila euro, consentendogli un guadagno netto pari a 60mila euro per la vendita all’ingrosso. Si specifica inoltre che l’attività di spaccio al dettaglio consentiva un guadagno netto all’organizzazione di 50mila euro circa settimanali.