Morto dopo trapianto di cuore, appello contro l’archiviazione

Il procedimento vede accusati cinque medici, di cui due del San Raffaele per presunti errori di valutazione sull'organo trapiantato.

Morto dopo trapianto di cuore, appello contro l’archiviazione
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Morto dopo trapianto di cuore, la  vicenda va verso l'archiviazione. Ma i legali della famiglia del deceduto intendono opporsi.

Morto dopo trapianto di cuore, la vicenda

Il 30 agosto 2016, il cuore di un uomo di 48 anni, prelevato al San Raffaele, era stato trapiantato su un uomo di 60 anni, al San Camillo di Roma. Il ricevente era però deceduto pochi giorni dopo per un’insufficienza cardiaca. Era quindi partita l’indagine per omicidio colposo, che coinvolge 5 medici, di cui 2 impiegati al nosocomio segratese. L’accusa nei loro confronti, quella di aver commesso un’errata valutazione dell’organo. Dopo i pareri positivi già depositati in passato dagli esperti, l’archiviazione sempre ora a un passo.

L'opposizione dei legali della famiglia

Ma i legali della famiglia della vittima non ci stanno. "La richiesta di archiviazione è sbalorditiva perché arriva dopo che lo stesso pm aveva chiesto un incidente probatorio con la nomina di altri periti - fanno sapere - In sessanta pagine, con l'aiuto del professor Michele Toscano, pioniere dei trapianti di cuore in Italia, abbiamo contestato con fermezza le tesi del pm".

Richiesta di trasferimento e perizie

Gli avvocati della famiglia hanno poi eccepito l'incompetenza territoriale dell'Autorità giudiziaria milanese chiedendo il trasferimento del procedimento a Roma. Inoltre hanno presentato una serie di perizie tecniche che supportano la richiesta di non archiviare il caso. "Peraltro - affermano - occorre rivedere l'intera procedura di assegnazione dell'organo, in quanto risulta arduo comprendere i motivi per cui un cuore espiantato a un donatore deceduto a Milano sia stato utilizzato a Roma e non nei centri del Nord Italia".

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