Il caso

Minore straniero non accompagnato vince contro il ministero: avrà il permesso di soggiorno per lavoro

Il giovane, che era stato preso in carico dal Comune di Vimodrone, ha trascinato davanti al Tar il Viminale e la Questura di Milano

Minore straniero non accompagnato vince contro il ministero: avrà il permesso di soggiorno per lavoro

A Vimodrone la situazione per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati in carico al Comune è ormai nota, visto il disavanzo da quasi 800mila euro approvato nell’ultimo Consiglio comunale e il dibattito innescatosi anche a livello nazionale, con gli inviti da più parti al Governo, dall’Anci e dalle città capoluogo di provincia, di fare la sua parte nella copertura delle spese per l’accoglienza.

Minore straniero non accompagnato vince al Tar contro il ministero

Ma dietro i crudi numeri (in crescita, visti i nuovi arrivi di agosto) ci sono anche volti e storie. Come quelli di un ragazzo, ormai maggiorenne e di nazionalità egiziana, che era stato accolto in una struttura a Ravenna dopo essere stato identificato a Vimodrone nel 2022, quando era ancora adolescente ed era stato affidato in primis ai Servizi sociali del Municipio. E che ora ha vinto una causa contro il ministero dell’Interno e la Questura di Milano.

Ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Lombardia dopo il diniego, a marzo, da parte della Questura meneghina, della conversione del suo permesso di soggiorno da minore età (rilasciato dal questore di Ravenna nella primavera del 2023, poco prima del suo 18esimo compleanno) a lavoro. Diventato maggiorenne, infatti, ha iniziato a lavorare con un contratto di apprendistato e, successivamente, con un altro a tempo determinato. Da qui, nel maggio del 2024, l’avvio dell’istanza per l’ottenimento della conversione, che però da Milano non gli è stata riconosciuta.

Il processo e la recente sentenza che dà ragione al neo maggiorenne

La motivazione del rigetto da parte della Questura si fonda sulla circostanza che il ricorrente “non ha documentato né la conclusione di un progetto educativo della durata di almeno due anni (visto che ha aderito solo parzialmente e con poca costanza al complessivo progetto educativo predisposto in suo favore) né l’ottenimento del positivo parere della Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di integrazione”, hanno sottolineato dal Tar.

Parallelamente il ragazzo ha manifestato l’intenzione di chiedere asilo politico.

Ma c’è un ma. Il Tar, infatti, ha evidenziato come l’iter ministeriale sia stato carente. E come lo stesso dicastero non abbia avviato dei passaggi che invece gli spettavano.

“L’Amministrazione statale è tenuta a effettuare un’autonoma valutazione, tenendo conto di tutti gli elementi rilevanti nella fattispecie, come l’inserimento lavorativo, la situazione alloggiativa, la condotta civile e sociale e l’inesistenza di pericolosità sociale, al fine di confermare o superare le criticità riscontrate nel parere ministeriale – hanno evidenziato dal Tar – Tali valutazioni non sono state compiute, con conseguente difetto di motivazione del provvedimento di rigetto impugnato”.

Ergo: il ricorso è stato fondato e, a meno di appelli, il giovane egiziano avrà il suo permesso di soggiorno “da adulto”.