Ogni tentativo dei medici di salvarle la vita è risultato vano. Non ce l’ha fatta Angela Rotondo Lobetti, 70 anni, che nel tardo pomeriggio del 31 ottobre 2025 era stata investita a Cologno Monzese sulle strisce pedonali, mentre attraversava la strada, da un’auto guidata da un 79enne, anch’egli residente in città, risultato in stato d’ebbrezza e denunciato nell’immediato alla Procura di Monza dalla Polizia Locale.

Settantenne muore 13 giorni dopo l’investimento
Il decesso della donna è stato constatato giovedì 13 novembre al San Raffaele, ospedale nel quale era stata trasportata con la massima urgenza. È rimasta ricoverata per quasi due settimane in Terapia intensiva e in prognosi riservata, dopo l’incidente stradale avvenuto in viale Lombardia, a ridosso dell’incrocio con via Don Luigi Sturzo, poco lontano da dove abitava. Il bilancio dell’investimento mortale poteva essere ancora più tragico, visto che la donna si trovava in compagnia del figlio, rimasto fortunatamente incolume: un amico, vedendolo, lo ha chiamato, attirando la sua attenzione e impedendo, così, che anche lui venisse travolto.
L’automobilista era ubriaco alla guida
Subito dopo l’incidente, gli agenti del Polo della sicurezza di largo Salvo D’Acquisto avevano sottoposto il 79enne alla doppia prova dell’etilometro: aveva una concentrazione di alcol nel sangue quasi tre volte superiore al consentito, quando il limite massimo stabilito dal Codice della strada è fissato a 0,5 grammi per litro. Da qui l’immediato deferimento a piede libero per guida in stato d’ebbrezza e lesioni gravissime, reato quest’ultimo ora tramutatosi in omicidio stradale a seguito della morte del pedone.
L’auto dell’anziano resta sotto sequestro, come pure il suo telefono cellulare, sul quale la Procura ha disposto degli accertamenti per capire se, al momento dell’incidente, fosse in uso. E quindi capire se il 79enne, oltre che ubriaco, fosse anche al volante utilizzando lo smartphone.
Il ricordo commosso della nipote
“La vita è stata poco generosa e lei l’ha sempre affrontata da combattente, mai a testa basta – ha dichiarato la nipote Monica Lobetti – Amava due cose, il suo lavoro e la sua famiglia. Era un’ottima cuoca, adorata dai bambini e dai colleghi delle scuole nelle quali ha prestato servizio. Era sempre disponibile e amata da tutti, un pilastro e un punto di riferimento per i familiari. E i suoi nipoti erano l’orgoglio più grande, essendo sempre presente nella loro vita quotidiana. Aveva ancora tanto da dare e avevamo ancora bisogno di lei”.