Il caso

Il Comune di Vimodrone costretto a dare la residenza a uno straniero irregolare

Il Tribunale ha accolto il ricorso presentato da un cittadino extracomunitario senza permesso di soggiorno. Ma il Municipio ha già fatto appello

Il Comune di Vimodrone costretto a dare la residenza a uno straniero irregolare
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Il ministero dice una cosa, sostenendo come il Municipio di Vimodrone si sia comportato nella maniera corretta, mentre il giudice ha dato dimostrazione di pensarla diversamente. Nel mezzo si inserisce l’Amministrazione comunale, che (tra le due campane che suonano in maniera discordante) è uscita sconfitta nell’ambito di un procedimento aperto davanti alla prima Sezione civile di Monza.

Il caso della residenza a un cittadino extracomunitario irregolare

Al centro del contendere c’è il ricorso presentato agli inizi di novembre da un cittadino extracomunitario senza permesso di soggiorno, con il quale ha chiesto al giudice di ordinare al Municipio di iscriverlo nell’Anagrafe dei residenti a Vimodrone e di inserirlo nello stato di famiglia della sua compagna. Il tutto con la contestuale annotazione del contratto di convivenza tra i due.
Davanti alla prima richiesta arrivata in Comune, quest’ultimo aveva negato l’assenso, sostenendo che l’azione fosse legittima vista la "mancata produzione di un valido permesso di soggiorno" e non essendo quello in questione un ricongiungimento, bensì una "coesione famigliare".

Il parere del Comune (sostenuto dalla Prefettura)

"L’Ufficio anagrafe, pur essendo a conoscenza che alcuni Tribunali in situazioni simili hanno accolto i ricorsi, è tenuto ad applicare la norma vigente e a dover ottemperare alle istruzioni emanate dal ministero dell’Interno", hanno evidenziato dalla Giunta guidata dal sindaco Dario Veneroni.

A dare maggior forza all’ente è stato anche un parere nel merito richiesto alla Prefettura di Milano, che risponde direttamente allo stesso dicastero, nel quale si evidenziava che "alla luce delle direttive impartite dal ministero" la posizione del Municipio fosse "conforme alla normativa vigente in materia anagrafica e di immigrazione, atteso che (il ricorrente, ndr) non risulta allo stato in possesso di un valido permesso di soggiorno".

Ma il Tribunale l'ha vista diversamente...

Tutto bene, si sarebbe potuto dire, se non fosse che il Tribunale civile di Monza ha in un colpo solo sbugiardato non solo l’Amministrazione, ma anche Prefettura e Interno. Questo perché il giudice ha accolto il ricorso del cittadino extracomunitario, emettendo un’ordinanza con la quale ha poi compensato le spese di lite tra le parti in causa.

Di certo non aiuta l’assenza di un quadro legislativo chiaro sul punto, visto che lo stesso Tribunale (a seconda di quale togato abbia seguito i fascicoli) ha emesso sentenze discordanti su casi analoghi. Resta il fatto che l’Amministrazione nei giorni scorsi ha deciso di presentare a sua volta ricorso, affidandosi a un avvocato per impedire che il provvedimento emesso dal primo giudice diventi definitivo creando un vero effetto domino.

"La mancata proposizione del reclamo e l’applicazione dell’ordinanza potrebbe divenire un precedente in materia per il Comune, con il rischio di aprire la strada ad altre richieste simili a quella avanzata dal ricorrente di iscrizione all’Anagrafe e di annotazione del contratto di convivenza fra un cittadino italiano e un cittadino straniero irregolare sul territorio", ha aggiunto l’Esecutivo vimodronese.

L'Amministrazione ha presentato ricorso

L’obiettivo del Comune è di dare forza ad alcuni elementi evidenziati nella prima costituzione in giudizio, come l’aspetto che "il contratto di convivenza non dovrebbe essere ritenuto sufficiente a provare la stabilità della relazione", in quanto è "una dichiarazione unilaterale dei soggetti interessati - hanno concluso dal Comune - L’Ufficio anagrafe è vincolato a seguire le circolari e le indicazioni della Prefettura, tuttavia grazie alla sentenza del Tribunale i destinatari di futuri dinieghi potranno proporre ulteriori ricorsi identici, con possibilità fondata di accoglimento". E questo si tramuterebbe in altre parcelle da pagare agli avvocati.

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