Fondazione Piatti: le iniziative per i più fragili durante l’emergenza
Il direttore generale Michele Imperiali gestisce 16 Centri nelle province di Varese e Milano
Prendersi cura delle persone più fragili nella loro unicità, la condivisione attiva tra famiglie e un coinvolgimento inclusivo con la comunità. Sono questi i valori fondamentali di Fondazione Renato Piatti Onlus. Una realtà costituita nel 1999 per volontà di alcuni soci di Anffas Varese (Associazione Nazionale Famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) allo scopo di progettare, realizzare e gestire servizi a favore delle persone con disabilità intellettiva e relazionale e delle loro famiglie.
Fondazione Piatti guidata dal direttore generare Michele Imperiali, gestisce 16 Centri nelle province di Varese e Milano, si prende cura di 495 persone di tutte le età grazie all’impegno di 500 tra operatori e volontari.
Come avete affrontato l'emergenza da Covid-19?
Ci parli dell'iniziativa “Proteggiamoli ancora di più”
«Con la sospensione obbligatoria dei centri diurni e dei centri riabilitativi semiresidenziali per minori, oggi sono operative 2 residenze sanitarie per persone con disabilità (RSD), 6 comunità socio-sanitarie (CSS) e la Comunità Terapeutica per pre-adolescenti e adolescenti, per un totale di circa 165 ospiti e 190 operatori. Il Coronavirus non ha lo stesso effetto su tutte le persone, alcune rischiano di più».
Per la vostra realtà la sicurezza del collaboratore è centrale.
Quali policy in atto?
«Fondazione Piatti sta facendo uno sforzo molto rilevante sul piano professionale, umano ma anche finanziario. Sono stati elevati i livelli di attenzione attraverso misure di prevenzione di natura straordinarie per abbassare i rischi di contagio. Ogni centro residenziale è stato attrezzato di zone di isolamento, dispositivi e il personale è stato informato e formato alla gestione dell’emergenza. La relazione e la cura sono al centro dei servizi della Fondazione: gli operatori sanitari, gli educatori e i terapisti utilizzano ad ogni turno mascherine, guanti e gel igienizzanti. Si provvede, inoltre, anche più volte al giorno, ad un’accurata disinfezione degli ambienti e degli oggetti. Ai lavoratori e anche ai fornitori viene misurata la temperatura due volte, in ingresso e in uscita. I fornitori entrano solo con dispositivi di protezione individuale, così che un’operazione semplice come consegnare i pasti non porti rischi all’interno».
Per i bambini con autismo avete attivato il progetto sperimentale “Toc Toc”
In cosa consiste?
«I tre centri di Milano, Varese e Besozzo, che si prendono cura di circa 160 bambini e ragazzi con autismo, non sono operativi a causa della sospensione delle attività disposta dalle istituzioni. Fondazione Piatti, però, ha lanciato in via sperimentale il progetto “Toc Toc – Fondazione Piatti a casa dei bambini con autismo”, ovvero un programma di tele-riabilitazione che offre la possibilità per il bambino e per i suoi familiari di proseguire, da casa, con le attività di riabilitazione cognitiva e comportamentale già avviate nei centri della Fondazione. Ecco allora che la tecnologia diventa una risorsa preziosa per accorciare le distanze e per proseguire in un percorso di inclusione sociale.
Gli specialisti dello staff di Fondazione Piatti, già conosciuti dai bambini e dai loro genitori, seguono a distanza grazie a colloqui telefonici, videochiamate e videoconferenze le necessità dei piccoli ospiti con autismo. Gli interventi riguardano ad esempio la neuro-psicomotricità, per ridurre l’iperattività o potenziare l’equilibrio e la coordinazione, oppure la logopedia, per correggere le espressioni, affinare le abilità di lettura, disegno e scrittura. Un altro aspetto fondamentale del progetto “Toc Toc” è il Parent Training a distanza, una serie di interventi psicologici studiati esclusivamente per i familiari delle persone con autismo per dare loro consigli su come migliorare la comunicazione, condividere metodi educativi, aumentare nel genitore la consapevolezza relativa allo sviluppo psicologico del bambino e, non da ultimo, fornire uno spazio importante di condivisione emotiva per esprimere esperienze, paure e speranze».
Quali sono i progetti per il futuro?
«La vera sfida è disegnare oggi il futuro che verrà. La telemedicina è una branca della medicina ormai in rapido sviluppo. È possibile fornire assistenza anche riabilitativa a distanza per raggiunge direttamente a casa i bambini e le famiglie. L’ambizione di Fondazione Piatti è garantire standard di cura sempre più mirati e personalizzati. Guardare al futuro significa superare le barriere e garantire la continuità del percorso di cura. Ma la vera novità è declinare e studiare la tecnologia al servizio dei bambini/adolescenti e adulti con autismo, una frontiera tutta da esplorare e sulla quale intendiamo investire per disegnare la riabilitazione del futuro. Il progetto “Toc Toc” sta dando risultati molto incoraggianti sia per i bambini con disabilità che per le loro famiglie di cui la Fondazione si prende cura. Dal mese di marzo il servizio di tele-riabilitazione ha raggiunto 160 famiglie. Non vogliamo fermarci, anzi. Da sempre il rapporto con le famiglie per noi è prioritario e mai come oggi sarà necessario un dialogo profondo con i caregiver per studiare i benefici e le criticità nel nuovo scenario post Covid. Le squadre degli operatori di Fondazione Piatti di Milano, Varese e Besozzo non si fermano difronte alle nuove sfide ed agganciano, attraverso strategie motivazionali i familiari».