Si terrà lunedì 15 settembre alle 11 nella chiesa prepositurale di Melzo la cerimonia funebre di commemorazione e salute a Luca Sinigaglia, l’alpinista melzese morto sulla cima del Pik Pobeda (7.439 metri) in Kirghizistan, nel tentativo di prestare aiuto alla collega russa Natalia Nagovitsyna.
Fissata la data della cerimonia funebre
A darne comunicazione sono stati i familiari di Sinigaglia che, dopo aver ricevuto la notizia dell’impossibilità di recuperare la salma rimasta a oltre 7.400 metri di altezza, hanno deciso di tributare un ultimo saluto all’eroe melzese nella sua città natale. La cerimonia funebre si svolgerà nella chiesa di Sant’Alessandro a partire dalle 11 e sarà aperta a tutti coloro che vorranno commemorare l’alpinista melzese.
Impossibile recuperare il corpo
Nonostante una squadra di esperti alpinisti italiani fosse volata sino al Kirghizistan per mettere in campo un’operazione di recupero della salma, l’autorità locale che aveva inizialmente accordato l’intervento ha poi scelto di bloccare il tutto. Secondo il Governo, infatti, viste le probabilità quasi nulle di trovare ancora in vita l’alpinista russa rimasta bloccata sul Pik Pobeda, il rischio per il recupero de corpi era troppo alto per accordare il via libera all’intervento.
Un vero eroe melzese
Sinigaglia, uno degli scalatori più esperti in Italia, aveva scalato con un compagno tedesco il monte al confine tra Kirghizistan e Cina. Dopo avere avviato la discesa, i due avevano raccolto l’appello di aiuto che rimbalzava tra gli scalatori che si trovavano sull’Hymalaya: provare ad aiutare l’alpinista russa bloccata e con una gamba rotta.
La donna, 47 anni, era ferma più in alto a seguito di una brutta caduta nel ghiaccio che le aveva procurato una frattura alla gamba. E’ stato Luca ad avvisare la sorella, Patrizia, inviandole un messaggio dal suo orologio satellitare, di mettersi in contatto con la Farnesina e con l’ambasciata russa per far partire le spedizioni di soccorso.
Ma non è rimasto ad aspettare. Insieme al compagno tedesco ha puntato nuovamente la cima ed è tornato a salire per raggiungere la posizione della collega e portarle una tenda, un fornello da campo, l’ossigeno, cibo e coperte.
Ma una volta arrivati a quota 7.200, il soccorso si è rivelato impossibile. Forti folate di vento e una bufera di neve hanno bloccato il primo tentativo di rientro alla base con la russa e lo stesso è accaduto il giorno successivo.
L’ultimo messaggio di Sinigaglia è datato 13 agosto, quando scriveva alla sorella di chiedere l’intervento dei soccorsi. E’ morto tra il 14 e il 15 agosto forse a causa di un edema celebrale da alta quota aggravato dall’ipotermia e dal congelamento.
Un riconoscimento per il suo gesto
Sin da quando la notizia della sua morte si è diffusa, considerato il gesto eroico da lui compiuto, in molti hanno avanzato l’ipotesi di dedicare un luogo o un segno al ricordo del suo atto di eroismo. Una proposta che era già stata vagliata dall’Amministrazione comunale, come spiegato dal sindaco Antonio Fusè che si era recato personalmente dalla famiglia per porgere le condoglianze a nome dell’intera città di Melzo. Addolorata dalla perdita di un “suo figlio”, ma orgogliosa della scelta che Luca Sinigaglia ha compiuto nonostante fosse consapevole dei rischi che correva.