Dopo l'arresto

Femminicidio di Pozzuolo, il compagno chiede la scarcerazione

Il 43enne, che si professa innocente, è ritenuto dagli inquirenti l'autore del delitto avvenuto a giugno 2024: la vittima era stata strangolata

Femminicidio di Pozzuolo, il compagno chiede la scarcerazione
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Il corpo senza vita di Hanna Herasimchyk, 46enne di origini bielorusse, era stato rinvenuto a giugno 2024 all'interno della sua abitazione di Pozzuolo Martesana. A dicembre era stato arrestato il compagno della donna, ex ballerina, 43 anni, ritenuto dalla Procura e dai Carabinieri del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Milano l'autore del delitto.

Delitto di Pozzuolo, il fidanzato chiede di uscire dal carcere

Professatosi innocente, l'uomo di origini polacche (tramite i suoi legali) ha chiesto ora di essere scarcerato, depositando un ricorso al Tribunale del riesame del capoluogo. "Non ci sono i gravi indizi di colpevolezza", sostengono gli avvocati, che hanno impugnato l'ordinanza di custodia cautelare alla base del fermo.

Le indagini dopo il femminicidio

Il fidanzato era stato sentito dai militari, come persona informata sui fatti, nelle ore immediatamente successive il ritrovamento del cadavere. Aveva sostenuto di essere stato lontano da casa per due giorni, per motivi di lavoro.  Tuttavia, per sua stessa ammissione, da un po' di tempo preferiva dormire nel suo furgone, a seguito delle continue liti con la partner.

Incrociando i tabulati telefonici e i gps del suo mezzo da lavoro (è occupato presso una società di logistica), però, i Carabinieri avevano collocato l'uomo nelle immediate vicinanze della casa dove la donna è stata uccisa tramite soffocamento.

Gli esiti dell'autopsia: "E' morta per soffocamento"

L'autopsia eseguita sul corpo della vittima aveva escluso la morte per cause naturali o per intossicazione da farmaci. Nel referto dell'esame autoptico si era parlato di "asfissia meccanica".  Aveva provato a difendersi: sotto le unghie della donna è stato rinvenuto del Dna "perfettamente compatibile" con quello dell'uomo. Questa la tesi degli inquirenti, ora contestata dall'indagato.

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