Lotta all'evasione

Fatture false da milioni di euro, assolta dal Tribunale di Milano un'azienda

Le indagini hanno portato alla luce una rete di aziende che, appoggiandosi a una società cartiera, avevano evitato di pagare milioni di euro in tasse.

Fatture false da milioni di euro, assolta dal Tribunale di Milano un'azienda
Pubblicato:
Aggiornato:

Una maxi indagine della Guardia di Finanza che ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. Le ricerche, infatti, hanno portato alla luce le attività di una società che emettendo fatture per operazioni inesistenti in favore di 43 imprese compiacenti consentiva loro di ottenere un risparmio di imposta indebito.

Fermata la maxi frode della società cartiera che aiutava imprese di Milano, Monza e Bergamo a non pagare le tasse

Si chiamano società “cartiere”: emettono fatture per operazioni inesistenti in favore di altre aziende allo scopo di far ottenere a queste ultime un risparmio di imposta indebito.

Una di queste operava a Bergamo e serviva una rete di imprese nelle province di Milano, Monza e Bergamo, tra cui tra cui aziende di Cologno Monzese e Trezzo sull’Adda.

Un’attività illecita che, quando è stata scoperta dalla Guardia di Finanza, aveva già permesso di non pagare milioni di euro.

Assolto un imprenditore di una ditta di carpenteria industriale

Un incubo per diversi imprenditori lombardi che per qualcuno, però, si è concluso oggi quando il Giudice del Tribunale di Milano si è pronunciato in suo favore, come ha spiegato l’avvocato della difesa Alfredo Foti del Foro di Roma, che ha lavorato al caso insieme al collega Francesco Bruni del Foro di Milano: 

L’imprenditore, legale rappresentante di una azienda di carpenteria industriale, era stato rinviato a giudizio con l’accusa di avere utilizzato le false fatture emesse dalla società cartiera al fine di inserire costi fittizi in dichiarazione e, così, diminuire l’imponibile ed ottenere un illecito risparmio fiscale. Tuttavia, nonostante le evidenze investigative, l’imprenditore è stato assolto da tutte le accuse.

I due penalisti sono infatti riusciti a dimostrare come le operazioni commerciali incriminate, relative all’acquisto di sistemi e macchinari industriali, erano state realmente effettuate e che, semmai, si sarebbe potuto trattare di fatture soggettivamente inesistenti, ovvero caratterizzate da una divergenza tra il prestatore formale e quello effettivo ma, ciò nonostante, sarebbe comunque mancata la prova, imprescindibile per una sentenza di condanna, del dolo evasivo, ovvero della consapevolezza e volontà, da parte dell’imprenditore utilizzatore delle fatture incriminate, della inesistenza soggettiva delle stesse.

Argomentazioni giuridiche che, oltre che dallo stesso Pubblico Ministero che ha concluso la sua requisitoria con una richiesta assolutoria, sono state condivise anche dal Tribunale, che ha di conseguenza mandato assolto l’imprenditore.

Seguici sui nostri canali