L'indagine

Due arresti per terrorismo: avevano giurato fedeltà allo Stato Islamico

In manette un 49enne e un 44enne di origini egiziane, residenti a Sesto San Giovanni e Monza. Uno di loro ha la cittadinanza italiana

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La Polizia di Stato, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dal procuratore capo di Milano Marcello Viola e dal pubblico ministero Alessandro Gobbis, ha dato esecuzione oggi, martedì 17 ottobre 2023, a due misure di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip Adriano Filice a carico di altrettanti soggetti di origine egiziana di 44 e 49 anni, residenti a Sesto San Giovanni e Monza, ritenuti membri di un'associazione a delinquere con finalità di terrorismo.

Le indagini della Sezione Antiterrorismo della Digos

L’attività investigativa condotta dalla Digos di Milano - Sezione Antiterrorismo e dal Centro operativo per la Sicurezza cibernetica di Perugia, in collaborazione con la Direzione centrale della Polizia di prevenzione e con il Servizio centrale Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha avuto inizio nell’agosto del 2021 quando, sulla base di acquisizioni d’intelligence e in base a quanto emerso in un procedimento penale, gli investigatori hanno avviato mirati approfondimenti nei confronti dei due indagati, entrambi iscritti a gruppi WhatsApp di matrice jihadista e riconducibili allo Stato Islamico.

Il profilo dei due arrestati

I due arrestati (che lavoravano nel settore delle pulizie) sono un egiziano 49enne, con un permesso di soggiorno di lunga durata, in Italia da ben 15 anni, e un egiziano di 44 anni con cittadinanza italiana. Uno abita a Sesto San Giovanni, mentre l'altro a Monza. Il più anziano dei due avrebbe indottrinato il 44enne, suo ex dipendente, che nel maggio 2022 ha giurato fedeltà allo Stato islamico (quest'ultimo è in Italia dal 2001).

La diffusione del messaggio jihadista

L’indagine ha confermato la centralità del cyberspazio e dei circuiti mediatici internazionali, nella diffusione del messaggio jihadista finalizzato al proselitismo ed all’esaltazione delle azioni terroristiche da parte dell’organizzazione a cui hanno aderito gli indagati.

L'utilizzo della Rete

In particolare la Polizia ha riscontrato l’utilizzo della rete per una sorta di addestramento diffuso. E' emerso un copioso materiale inneggiante ad azioni terroristiche violente, in diversi casi con bambini protagonisti, la condivisione sui propri account Facebook di contenuti jihadisti, con commenti e like di approvazione su altri profili, la presenza su canali Telegram e gruppi WhatsApp direttamente riconducibili allo Stato Islamico o ad esso affiliati, con la partecipazione di centinaia di utenti, registrati con numerazioni siriane, afgane, irachene, nordafricane, ma anche europee e sudamericane, versamenti di denaro a favore di nominativi stanziati in Yemen e Palestina,  indottrinamento religioso svolto nei confronti dei familiari, con particolare riferimento ai figli minori.

Il giuramento di  fedeltà allo Stato Islamico e le minacce alle istituzioni

Nel corso della lunga indagine il quadro probatorio si è ulteriormente aggravato con un giuramento di fedeltà allo Stato Islamico postato su un profilo Facebook da uno degli indagati nel maggio 2022. A riprova dell’assoluta gravità degli elementi ricostruiti, è stata rilevata da parte degli indagati un expertise nell’uso delle armi e la disponibilità a dare consigli a chi volesse essere introdotto al loro impiego. Inoltre, sono state individuate, sempre sul medesimo profilo Facebook, delle minacce dirette a cariche istituzionali italiane. Compreso, da quello che si è appreso, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

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